Un contenzioso vecchio di 30 anni rischia di far cadere Guenzani

GALLARATE Rischia di arenarsi su un prato di via don Reina l’avventura del centrosinistra di governo. Colpa di una vecchia questione di espropri e di ricorsi, una storia vecchia di trent’anni che potrebbe avere esiti esplosivi oggi. Come la decadenza del sindaco Edoardo Guenzani.

Tutto cominciò nel 1982, quando l’amministrazione dell’allora sindaco Andrea Buffoni avviò l’occupazione d’urgenza di un terreno di proprietà della famiglia Crespi, titolare di un maglificio a Cedrate. Proprio accanto all’azienda c’era un prato, un appezzamento sul quale il Comune voleva realizzare un intervento Peep.

Ovvero piano di edilizia economica popolare. Il provvedimento di occupazione fu perfezionato qualche anno dopo sotto il sindaco Giuseppe Di Lella, nel frattempo Buffoni era stato eletto al Senato. Il punto è che su una parte del terreno espropriato, accanto alle case popolari, vennero edificate delle villette a schiera. Vedendo le quali, la famiglia Crespi ha deciso di rivolgersi alla magistratura.

La quale le ha riconosciuto, in tutti e tre i gradi di giudizio, un danno la Cassazione, nel 2008, ha quantificato in 1 milione e 600 mila euro. Una parte dei quali, pari a 700 mila euro, è stata liquidata quando ancora era sindaco Nicola Mucci.

Una delle questioni in ballo per chiudere il contenzioso, però, riguardava anche una permuta. Ed è stato questo elemento, arrivato giovedì pomeriggio in commissione Urbanistica, a riportare d’attualità la vicenda. In particolare, Palazzo Borghi otterrà l’area all’interno delle case popolari che ospita un parco, per una superficie di circa mille metri quadrati, cedendo in cambio la vecchia strada della Mezzanella.

In pratica, un terreno da 600 metri quadri al confine con la proprietà Crespi. Ma cosa c’entra tutto questo con le sorti dell’attuale esecutivo? Il fatto è che, a fronte di una condanna al risarcimento, il municipio ha la facoltà di rivalersi sugli amministratori responsabili. Ovvero la giunta ed il consiglio comunale in carica in quegli anni. E all’epoca l’assessore all’Urbanistica era proprio Guenzani, l’attuale primo cittadino.

Rivalersi su di lui significherebbe aprire un contenzioso. E, come recita il comma 1 dell’articolo 63 del testo unico per gli enti locali, «non può ricoprire la carica di sindaco colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile o amministrativo, con il Comune».

Un’incompatibilità che potrebbe essere sanata solo con la decadenza del primo cittadino.

Il vicesindaco Angelo Senaldi assumerebbe la funzione di sindaco e la prefettura porterebbe Gallarate a nuove elezioni. Ora, come detto non c’è alcun tipo di obbligo. È una scelta politica quella di rivalersi sugli amministratori di un tempo. Percorrerla, significherebbe andare a nuove elezioni. Non farlo, però, sarebbe comunque imbarazzante per il centrosinistra.

A quel punto, infatti, come potrebbe dar seguito alla volontà di proporre un’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori di Amsc? Un imbarazzo, questo, che le opposizioni vogliono cavalcare. Giovanna Bianchi (Lega Nord), dopo aver bloccato il voto in commissione, annuncia un accesso agli atti per avere in mano tutte le carte. Mentre fonti interne al partito fanno sapere che il Pdl sta valutando se presentare un esposto alla Corte dei conti.

Riccardo Saporiti

e.romano

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