Nell’esordio trionfale di domenica contro il Rugby Varese, i Leoni hanno dato prova di una straordinaria forza di gruppo, che è emersa fin dalle prime battute. Ma c’è un giocatore che ci ha colpito in maniera particolare, perché è stato in grado di strappare gli applausi anche dei tifosi ospiti. E’ vero, nel rugby non è nemmeno così raro che accada, però erano sinceri applausi al talento e più che meritati. Erano tutti per Christian Affri, classe 1993, Dartagnan per gli amici per via del baffetto, il mediano di apertura dei Leoni, che domenica tra l’altro era all’esordio assoluto in Serie B.
In realtà non sapevamo bene cosa aspettarci, della squadra avversaria non è che conoscessimo molto. Personalmente, sono sempre stato fiducioso nella squadra, perché abbiamo una grande formazione e ne sono convinto. Non avevo mai giocato prima in Serie B, c’ero andato vicino quando al mio primo anno in prima squadra abbiamo giocato i playoff. È stata una bella domenica.
Sia contro Paganica che contro Milano abbiamo fatto davvero bene, nonostante fossero squadre molto affermate in questa categoria. Abbiamo tenuto testa, segnale che durante l’estate abbiamo lavorato bene.
Il salto di qualità è dato soprattutto dalla voglia e dall’impegno che ci abbiamo messo tutti nel lavoro estivo, soprattutto in palestra. Tanti compagni che magari giocano meno, hanno trovato ancora più fame di allenarsi, hanno fatto tanta palestra. La loro è stata una grande spinta per tutti, perché in fin dei conti nessuno di noi è un professionista. Giocare a rugby per noi è una bella cosa, ci dà tante soddisfazioni. Nel rugby in generale, la passione è qualcosa che si condivide molto anche con gli avversari perché nella maggior parte dei casi, nessuno viene pagato. Ma non è al pagamento che noi pensiamo, sono sincero.
Sì, perché in fin dei conti ci troviamo tra amici, ci divertiamo, e se i risultati arrivano, siamo tutti felici. In caso contrario, non c’è nessuna spada di damocle che pende sulla testa. E questo è un aspetto che svincola la mente, ci permette di entrare in campo tranquilli senza l’ossessione di dover far bene perché qualcuno ci paga. La viviamo in maniera molto amatoriale, sul campo e fuori dal campo, lavoriamo assieme anche per sistemare le strutture, la sede e cose così. E’ una cosa che ci soddisfa parecchio, nessuno si tira indietro ed ognuno si prende le proprie responsabilità.
Biella è conosciuta, molti miei compagni già l’hanno affrontata, naviga sempre nelle zone alte della classifica. Sulla carta non c’è storia, però noi ce la giochiamo sempre, abbiamo un bel gioco corale perché siamo assieme da tanti anni. Possiamo dire la nostra, però sarà impegnativo e speriamo anche divertente, per noi e per chi ci guarda.
Io credo che faremo bene, l’obiettivo primario è mantenere la categoria anche per i giovani che stanno crescendo e che verranno. Meritano questa vetrina, meritano di giocare a questo livello. Io credo che atleticamente e tecnicamente non ci manchi nulla.
Io dico l’Australia, perché dire Nuova Zelanda è troppo semplice. Gli All Blacks soffrono molto le partite ad eliminazione diretta, anche se nei quarti non si è visto, e non hanno mai vinto un Mondiale nell’emisfero Nord. L’Australia è un bel metronomo, quindi dico Wallabies.