Potremmo stare qui a scrivere un romanzo sul nuovo Varese, riempendo d’inchiostro tutte le pagine di questo giornale che da sempre hanno le tinte forti della passione (il rosso), moderate dalla capacità di critica lucida (il bianco). Negli ultimi anni abbiamo condotto dure battaglie contro le magagne di un club malato che è poi inevitabilmente fallito. C’era chi applaudiva Alì Zeaiter, che avrebbe dovuto ridare slancio al Varese 1910 e invece l’imprenditore libanese è uscito mestamente di scena, nonostante qualche credulone l’avesse considerato come il salvatore. Noi abbiamo sempre tenuto alta la guardia e oggi siamo felici perché la città si è riappropriata della sua squadra di calcio.Non tutti però sono soddisfatti e c’è anche chi ha dei dubbi sulla nuova dirigenza. L’approccio critico non ci è mai mancato, né mai ci potrà venire meno. Ed è criticamente che sosteniamo come il progetto della nuova dirigenza sia buono, pulito e giusto. Non ci credete? Venite un giorno a Varesello e respirate l’aria che circonda un gruppo
di bravi ragazzi, proprio come Francesco Gazo. È un esempio di pulizia e rettitudine, un ragazzo d’oro che riempie il cuore con la sua onestà e lealtà. Ce ne fossero stati di Francesco Gazo l’anno scorso nel Varese, le cose sarebbero andate diversamente. Varesino purosangue, ha voglia di sacrificarsi e indica Gerrard come modello per l’attaccamento alla maglia e perché in campo fa tutto, gioca in qualunque posizione pur di aiutare la squadra e i compagni.Gazo ha scelto di perdere due categorie, passando dalla Lega Pro all’Eccellenza perché vuole conquistarsi la Serie B con il Varese. Se è un pazzo o un sognatore lo siamo tutti quanti. Per noi il simbolo biancorosso – in cui può rispecchiarsi questa dirigenza – è lui. E per questo domani vogliamo un Franco Ossola ancora più gremito del solito. Varese – la città intendiamo – ha un suo figlio che debutta nello stadio intitolato a un grande campione nato e cresciuto calcisticamente proprio sul prato di Masnago. Dobbiamo correre ad applaudirlo.