Un simbolo inviso agli italiani sono le auto blu, le vediamo tutti i giorni sfrecciare ad alta velocità in città sulle corsie preferenziali, fermarsi in divieto di sosta, a volte in contromano.
Portiamo a spasso una classe superiore nominata dall’alto che non fa parte dello stesso ceppo umano nostro.
Fra poco la nostra schiera di auto blu aumenterà di 400 unità ordinate dalla presidenza del consiglio, mentre dovevano essere ridotte proprio a detta del presidente del consiglio.
Francesco Degni
Il premier ha smentito: nessun incremento di auto blu, riaggiornamento invece del parco mezzi a disposizione dei servizi dello Stato (forze dell’ordine, attività di soccorso, iniziative sociali eccetera).
Messa così, niente da dire. Confidiamo che l’intento non subirà modifiche in corso d’assegnazione dei veicoli.
Le auto blu, quelle che servono a trasportare in giro ottimati d’ogni rango e livello, non hanno ragione d’esistere salvo che per le più alte cariche della Repubblica. Ferma restando la necessità di proteggere, con vetture e adeguata scorta, quanti si adoperano per il bene del Paese, non ci sono altri che meritino un simile privilegio.
E invece solo il decadere indecente d’un malcostume sta inducendo a tagliare ciò che non dovrebbe neppure esistere.
Un po’ come il finanziamento pubblico dei partiti truccato da rimborso elettorale: si decide d’intaccarlo (se poi verrà intaccato) solo perché sono scoppiati gli scandali sul suo vergognoso utilizzo.
Gl’interventi di risanamento risultano sempre in ritardo sui mali da risanare. Se il sindaco di Firenze è riuscito ad abolire le auto blu mettendole all’asta, perché non si deve poter fare la stessa cosa a Roma e in tutte le altre città d’Italia?
Ci vogliono o no dei simboli da indicare come segnali di rinnovamento e pulizia?
O li si vuole a chiacchiere e non invece nei fatti?
Se infine i parlamentari e perfino i ministri d’alcuni Paesi vanno a lavorare in bicicletta, che cosa impedisce che i nostri ci vadano almeno con la loro macchina?
Max Lodi
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