Un professore troppo bravo o un esame da preparare?

Il punto di Fabio Gandini

Per le risposte passare oltre. Nessuna verità, nessuna ciambella di salvataggio al centro del mare in tempesta. Solo impressioni.

Ricordi di scuola 1. Presentarsi all’esame di Contabilità e Bilancio senza aver seguito neppure una lezione fu un suicidio. Foglio bianco, penna “muta”, imbarazzo davanti a quei mastrini invalicabili dalla sola logica quanto invece bisognosi di dimestichezza. Di conoscenza. Ci volle un mese di esercizio quasi giornaliero, completamente dedicato e senza soluzione di continuità con il docente, per avere la meglio su “attivo”, “passivo” e “patrimonio netto”. Con la costanza, però, il suicidio diventò resurrezione e poi trionfo: fu bello vedere quel 27 sul libretto.

Ricordi di scuola 2. Il liceo classico Cairoli di Varese, ai tempi di chi scrive, aveva in organico un formidabile professore di latino e greco. Cultura straripante, conoscenza accademica della materia, passione genuina per gli autori antichi: le sue lezioni, se comprese a dovere, avrebbero preparato qualsiasi studente ad affrontare non un’interrogazione liceale, quanto un esame universitario. Il problema? Lui era “troppo”. Troppo per dei

ragazzi di 16-17-18 anni. Troppo difficili le nozioni elargite, troppo ambizioso l’obiettivo del suo magistero. Il risultato? Ciò che sarebbe servito per sbarcare il lunario di una “semplice” maturità a quella classe ancora intellettualmente imberbe non passò dal maestro ai discepoli (i quali, per anni, si trovarono spaesati e impotenti, salvo poi rimpiangere – da grandi e, finalmente, pronti – quella fonte inesauribile di conoscenza).

La morale applicata al basket di casa nostra? Forse basta “leggere” quanto si vede sul parquet, andando al di là della sicumera di chi vorrebbe già rifare la Openjobmetis versione 2016/2017 da capo a piedi. Forse, prima di discernere sul tiro di Johnson o sulla forma di Maynor, conviene osservare il “linguaggio” dei giocatori in campo, studenti volenterosi, bravini e ben disposti, ma ancora in evidente ritardo di conoscenza su quanto richiesto dal loro professore. Che a volte ci sembra tanto quello del Cairoli, bravo ma “impossibile”, un sognatore tecnico capace anche di complicarsi anche la vita. Poi ci sovviene di quell’esame di contabilità passato con grandi sforzi l’anno scorso…