VARESE Tre punti alla salvezza: andiamoceli a prendere. Il Verona dilaniato e le sue crisi d’identità, le sue ripicche e vendette non ci devono minimamente riguardare. Salta la panchina di Mandorlini o non salta, Rivas e Pesoli hanno tradito oppure no, il Bentegodi sarà diviso o unito, i playoff si faranno o no, l’aggancio al terzo posto è possibile: tuberi altrui, non sprechiamo pensieri e liberiamoci le mani, noi siamo il Varese.
E abbiamo una missione più grande e nobile. Che è quella di sbancare il Bentegodi per urlare al mondo che una squadra che fa solo il solletico al naso del gigante gialloblù, per il ventesimo campionato sarà ancora in serie B. Solo questo, senza forze che non siano due mani, due piedi, un ingegno aguzzo e un senso della sfida immarcescibile, vale più del loro scudetto e di qualunque promozione in serie A.
Per loro questa sfida può essere una mezza tragedia, per noi è una bellissima partita di calcio, orgoglio e gioia contro feroce snobismo. E pensare che se vincono, fanno solo il loro dovere e magari stortano pure il naso per averlo fatto con un golletto o due di scarto. Ma se vinciamo noi, facciamo la storia (in quel tempio, non ci è mai riuscito). Non ci riusciamo? Pace e amen.
Viviamola così, come un giorno che può non tornare più, ma comunque seguito da un altro giorno. Stampiamoci in testa le quote, le stesse che hanno preceduto ogni impresa del Varese, dall’Olimpico di Torino all’1-0 di Marassi (1.80 il successo dei padroni di casa, 4.40 quello ospite), e in quello spogliatoio laggiù, ragazzi del Varese, alzate al massimo il volume dei Pirati dei Caraibi, come a giugno, facendo tremare le vostre vene e i muri del Bentegodi. Lasciamo l’odio ai ventimila e carichiamoci di quello spirito di cui solo noi siamo capaci. Pensiamo a quanto è bello sabato essere il Varese e quanto sarà pesante chiamarsi Verona.
Ascoltiamo la voce che arriva da Castori, coltivata facendo l’allenatore a San Patrignano, chiuso in una prigione d’umanità, familiarità e piccoli gesti che muovono le montagne (lo erano anche per noi i dilettanti): è quella che nasce dal profondo del cuore. E urla: sappiamo soffrire, morire e unirci più e meglio del Verona. Sappiamo giocarci la vita meglio di loro, basta spingere e soffiare tutti assieme su quell’omino marchigiano. E in cima a quel mare gialloblù, lui pianterà la bandiera biancorossa.
Andrea Confalonieri
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