Un referendum per le riforme?

Renzi ai propri deputati: votate la riforma costituzionale, anche contro la vostra coscienza, terrete il posto e tanto poi faremo il referendum. Gli elettori rimetteranno le cose a posto. È chiaro che questo concetto è chiuso in due affermazioni dell’abbindolatore: 1)se cado si va ad elezioni, addio privilegi. 2)Votando contro coscienza non fate danno visto che poi faremo il referendum. È il solito metodo scorretto, quello usato con Letta (…stai sereno)

e con Berlusconi (riforme condivise sancite con il patto del Nazareno, in cui era compreso il presidente della Repubblica, e poi…). Ora Renzi sminuisce l’importanza della controriforma costituzionale: tanto voterete per il referendum. Ben sapendo della necessità di superare il 50% degli aventi diritto al voto (percentuale siderale in questo periodo storico) e del fatto che lui può essere presente quanto tempo vuole su sette reti televisive nazionali.

Francesco Degni

Basta non farsi abbindolare. Dire di no, votare contro, prendersi ciascuno la sua responsabilità. Perché non farlo? Che cosa si ha paura di perdere? Forse la cadreguccia ben retribuita di Montecitorio? La sensazione è che non sia Renzi ad abbindolare (ammesso che ne abbia l’intenzione), ma siano altri a voler essere abbindolati. È comodo chinare la testa, e poi lamentarsene. O pretendere di partecipare, insieme, d’una maggioranza e d’una opposizione. O, infine, di mostrarsi agl’italiani come vittime d’un sopruso quando, se sopruso per caso esiste, se ne è consapevoli complici. Renzi il diavolo, e il Parlamento l’acqua santa? Ma non ci crede proprio nessuno. E comunque, viva il referendum: che lo si promuova per davvero. Forse avremo una risposta sorprendente dagl’italiani.

Max Lodi