Un rugbista non muore: al massimo passa la palla

L’editoriale di Roberto Bof, dopo la vittoria del Rugby Varese contro l’Union Milano. La serie B adesso è lontana solo due partite

Piove all’ “Aldo Levi” di Giubiano. Alla partita che vale una stagione mancano ancora tre quarti d’ora. Un bambino lascia la mano del papà e si infila nel recinto degli spogliatoi. Si ferma davanti alla targa che intitola il campo all’Aldo dov’è scritto “I giocatori di rugby non muoiono mai. Al massimo passano la palla”. Il papà lo richiama ma il bambino resta fermo lì scandendo a bassa voce quello che sta leggendo. Poi si gira e domanda: «Papà chi è Aldo Levi?». Il papà cambia tono, non il tempo parlando al presente e spiega: «Aldo Levi è un giocatore del Varese che non c’è più».Non convinto, il bambino indica la targa e richiede: «E a chi ha passato la palla?». Il papà sorride e risponde con un filo di voce: «A quelli che vanno in campo oggi».Alla partita che vale una stagione manca ancora un po’ ma questa scena varrebbe il costo del biglietto se non fosse che l’entrata al campo di Giubiano non costa nulla. Da quello stesso cancello dove tanti anni fa entravano gli eroi del Varese di Borghi, oggi entrano persone e famiglie che pagano solo birra e salamella. Le emozioni sono gratis. Attaccati alla rete ci sono i Malerba, papà e figlio, presidente e sponsor di ieri al fianco del presidente di oggi.Durante il riscaldamento la differenza di peso a vantaggio degli ospiti è evidente. «Contro una squadra forte fisicamente come Milano serve il campo asciutto» sussurra il Ciba, ex giocatore e oggi totem per tanti bambini del minirugby. È bastato dirlo. In una giornata come questa anche la pioggia porta rispetto

e infatti si ferma. Anche lei ammirata nel veder due squadre entrare in campo di corsa passandosi la palla ma a stupirsi sono solo quelli che praticano altri sport.La prova evidente di esser lontani anni luce dalla terra è nel momento in cui una delle due squadre calcia per una trasformazione. Il giocatore è fermo e concentrato sulla palla sollevata dal campo dall’apposito sostegno. Tifosi di casa e avversari fermi in un religioso silenzio che su altri campi non succede neanche quando si onora un defunto. Qui accade solo perché si deve rispetto ad un giocatore che tenta di conquistare punti per la propria squadra. Non c’è niente da fare. Le storie e i momenti ci sono in ogni altro sport, ma nel rugby sono tutti altri momenti, altre storie. I giocatori del Varese non sprecano il passaggio dell’Aldo. A spingere la mischia che nell’ultimo minuto di gioco schiaccia la palla a terra c’è anche lui. La festa dei vincitori deve aspettare l’applauso agli avversari a terra amareggiati per la sconfitta e doloranti per i crampi. Poi via verso gli amici a bordo campo dove non c’è una rete alta tre metri con il filo spinato e tanto meno steward con orecchi e mani tempestate di ricetrasmittenti. Solo sorrisi, abbracci e beh sì, birra senza risparmio. Una festa che va lasciata a chi con questi ragazzi e su questo campo ci passa ogni giorno. Uscire dal cancello del “Levi” è come tornare da un viaggio sulla luna che non si vede l’ora di ripetere per ricevere la palla da chi non morirà mai.