Un varesino sul tetto della storia. Della Bordella è il re del Fitz Roy

Classe 1984, l’alpinista ha compiuto un’impresa da record “scalando” la Patagonia. Mercoledì, dopo sei giorni in parete, la vetta: nessuno la raggiungeva da 40 anni

ha compiuto nei giorni scorsi un’impresa destinata a entrare nella storia dell’alpinismo. Il 20 gennaio, alle 18 ora argentina, il varesino classe 1984 è riuscito a toccare la cima del Fitz Roy, picco di 3.400 metri sul livello del mare che si trova in Patagonia, ripetendo – quarant’anni dopo – la via aperta nel 1976 dai Ragni di Lecco e , fino a oggi mai replicata. L’ascesa è avvenuta attraverso una parete sommitale

particolarmente ostica, costante di un dislivello di circa 1400 metri praticamente verticali. La difficoltà tecnica dell’arrampicata, l’inviolabilità del terreno di scalata durata decenni e le condizioni meteo particolarmente disagiate incontrate durante le operazioni (il Fitz Roy si erge nell’estremo sud della catena andina, al confine tra Argentina e Cile) sono gli elementi che hanno reso l’impresa davvero degna di nota, suscitando – in queste ore – piena ammirazione nei confronti del giovane varesino.

I primi a essere orgogliosi sono proprio i Ragni di Lecco, celebre gruppo alpinistico fondato nel 1946 di cui hanno fatto parte nomi leggendari dell’alpinismo italiano come , , il “Tita Piaz”, e tanti altri. Anche Matteo Della Bordella è un “Ragno” e non uno qualunque: l’anno scorso ha conquistato l’ambito “Grignetta d’Oro” 2015 come miglior alpinista italiano, premio assegnatogli per le sue qualità e per l’importanza degli obiettivi da lui raggiunti che Matteo ha dedicato al padre, altro storico rappresentante dell’alpinismo varesino scomparso nel 2007 in un incidente di montagna.
L’altro giorno, appena toccata la cima del Fitz Roy dopo sei giorni in parete e diversi bivacchi di fortuna sulla stessa, insieme al prezioso compagno di scalata Della Bordella ha chiamato il presidente dei “Ragni”, comunicandogli il raggiungimento della vetta. Palma ha aspettato 12 ore prima di rivelare al mondo il successo del suo sodale, attendendo che i due alpinisti concludessero la discesa (la parte più difficoltosa e pericolosa del tragitto) e si trovassero al sicuro al campo base.

Una volta rientrato a El Chaltén, ultimo avamposto di civiltà prima delle montagne selvagge, è stato poi lo stesso Matteo ad avvisare tutti via Facebook: «A volte i sogni più belli si realizzano quando meno te lo aspetti… Una grande via, una parete enorme, una salita mitica e mille storie da raccontare… Fitz Roy, pilar este, prima salita di Casimiro Ferrari e Vittorio Meles nel 1976, 6 giorni in parete, prima ripetizione in stile alpino. Ci sarà tempo e modo nei prossimi giorni di raccontare con calma e qualche bella foto questa immensa avventura. Intanto un

enorme grazie a tutti quelli che mi hanno supportato in questo grande progetto, a tutti i soci con cui ho condiviso i 3 tentativi in parete e in particolare a David Bacci, la cui motivazione, anche nei momenti più difficili si è dimostrare degna del grande Casimiro».Era in effetti la terza volta che Della Bordella tentava il picco argentino per la (quasi) impossibile Via dei Ragni. Il primo tentativo è avvenuto tre anni fa: con l’altro Ragno Luca Schiera e lo svizzero vennero rimbalzati da questa severissima parete e tornarono alla base esausti.

Lo scorso anno la sfortuna si accanì sulla spedizione che era composta dalla stessa formazione del 2013: l’influenza prima colpì il varesino e poi lo svizzero, poi venne il maltempo e infine la rinuncia. Questa volta il sogno è diventato realtà e ha coperto di gloria l’alpinismo italiano, i Ragni di Lecco e la città di Varese.