Arrabbiata con Avellino, “posticipata” dagli attentati, ridotta – come sempre – ai minimi termini dalle assenze (stavolta tocca a Kuksiks marcare visita), Varese non spreca il vantaggio del campo e fa sua gara 1 dei quarti di finale di Fiba Europe Cup, sconfiggendo i Port of Antwerp Giants con il punteggio di 91-82. È quasi perfetta la squadra di Moretti nel suo primo passo del tour de force tra campionato e coppa: quattro giocatori in doppia cifra, un Wright totale perché capace di unire regia e pericolosità offensiva, un Kangur “capo popolo” in difesa e in attacco e un Davies di quelli giusti, concreto sotto entrambi i canestri.
Il pubblico di Masnago non è quello che ci si aspettava e verrebbe da scrivere che con questi seggiolini vuoti le Final Four casalinghe si allontanano e non di poco. I 1500 del Palawhirlpool, però, dopo essersi commossi per l’omaggio al popolo belga ferito dagli attentati, hanno cercato di spingere molto calorosamente e fin dall’inizio i padroni di casa. Il tifo viene subito ripagato dall’intensità di Kangur, Ferrero e Wright, gli uomini che fungono da eterno propulsore del motore varesino. Gli errori da sotto e qualche dormita a rimbalzo, invece, sono il freno di un cammino che potrebbe essere più spedito, pur con il vantaggio al 5’ (14-12). Riassaggia il campo Campani, che lotta, così Varanasukas: dall’altra parte sono le giocate sopraffine del giovane nazionale belga Marchant (22 anni) a far danzare i belgi. Si gioca sul filo dell’equilibrio, con alcuni tentativi di scossa: che sia Ferrero a tentare di darli non è più una novità, ormai. Alla prima pausa è 21-19, ma basta poco agli ospiti per rimettersi prima in carreggiata, poi avanti (23-25 al 13’). Campani – in una batteria di lunghi già ridotta ai minimi termini – commette secondo e terzo quarto in serie contro la prepotenza fisica di Mwema: si va con Davies e Kangur più soli di Robinson Crusoe sull’isola deserta. Varese, pur con il cappio dei falli sulla testa, non rinuncia a chiudersi piuttosto bene sotto canestro (così, a dire il vero, fanno anche i belgi), affidandosi poi alle accelerazioni (e alle magie allo scadere di Maalik Wayns. È 34-29 al 16’ ed è anche il primo concreto strappo della partita, della Openjobmetis e in generale. Ma non basta a scappare: le bombe dell’ex Agrigento Vaughn, la prestanza di Waldow e tutto sommato anche i break concessi da una Varese che ogni tanto si dimentica di giocare di squadra e va a sbattere contro i valli costruiti dai belgi, riportano tutto in parità o quasi. Al 20’è solo un +2 (39-37), punteggio nel quale si distinguono i 10 punti e i 6 rimbalzi “silenziosi” del ballerino delle plance Davies.
L’asse Wayns-Wright anima il ritorno in campo: l’ex playmaker di Philadelphia, ora jolly con la licenza di colpire, si ricorda del suo talento e la mette a ripetizione, in entrata e in arresto e tiro; il regista effettivo, invece, guida la truppa, azzanna da oltre l’arco e scava felice nella spazzatura del match. La coppia instrada il 51-45 del 25’ che diventa 54-45 subito dopo, con la bomba di Kangur che fa esplodere il Tempio. La curva contesta come sempre il presidente Stefano Coppa e Masnago – che non vuole rovinare la sua festa – stavolta fischia sonoramente gli Arditi. Al Palawhirlpool, effettivamente, il momento è catartico: il solco tracciato dai due piccoli biancorossi viene seguito da Kangur e Cavaliero (altre triple) e implementato dagli stessi Wright e Wayns. Sul piatto è servito un parziale piuttosto pesante: 22-11, che al consuntivo della terza sirena fa 70-56. Game, set and match, perché gli ospiti (modesti, ma da giudicare al netto di una vigilia tormentata e speriamo tutti unica nel suo genere) non ne hanno quasi più, pur provandoci. Davies, che si esalta (ed è esaltato) nei giochi a due, mette la pietra su gara 1. Si va in Belgio, con una sicurezza in più nel carniere.