Una città insicura e tutta l’angoscia di chi ci abita

L’idea di chiamare l’esercito per presidiare Varese, lanciata da Nicoletti del Movimento Libero e condivisa dalla Lega, mi sembra il segnale del livello di sopportazione al quale si è arrivati in materia di sicurezza. Se si decide di compiere un gesto di così grave significato, vuol dire che non si crede nella possibilità di governare la città secondo le regole consuete. Dunque è vera l’angoscia dei cittadini, e non solo la preoccupazione, per lo stato delle cose a Varese. Le proteste che fino ad oggi vi sono state non erano esagerate: erano realistiche. Se anche qui la criminalità ha strada libera come altrove, perché ci dovremmo vergognare di chiedere misure drastiche di protezione?

Corrado Marchi

Perché la criminalità c’è, ma non ha presenza e pericolosità tali da sollecitare un presidio militare di Varese. Serve, questo sì, maggior controllo. Serve maggior protezione. Serve maggior deterrenza. Ma tutto questo lo si può fare senza la discesa in campo dell’esercito. Piuttosto, bisognerebbe sollecitare il governo a concedere un presidio rafforzato di polizia e carabinieri. Coordinare meglio, se si riesce,

l’azione sul territorio di chi è tenuto a tutelarlo. Prevenire con più insistita accortezza le possibile occasioni del delinquere. Svolgere un’azione di coinvolgimento dei cittadini nella difesa della loro comunità, allertandone il filo diretto con le istituzioni che presiedono alla sicurezza. Niente di nuovo, a dire la verità. Ma tutto da mettere in pratica secondo il criterio dell’ottimizzazione.

Riconfermiamo il concetto espresso qualche giorno fa: mai come oggi sono necessarie l’intesa politica e il raccordo tra Palazzo e collettività. Senza l’una e l’altro cadremo ancora più in basso.

Max Lodi