Una delicatezza che vale una vita

Il reparto. Dottori, infermiere e due associazioni operano nella Terapia Intensiva Neonatale al Del Ponte

Nel cuore dell’Ospedale del Ponte, un corridoio lungo e vetrato, caldo e silenzioso, gira tutt’intorno all’ambiente più protetto: la TIN. Qui gli ospiti non sono bimbi qualunque, sono i nati pretermine. TIN è un acronimo che indica la Terapia Intensiva Neonatale, e rappresenta la struttura di eccellenza varesina che il dipartimento Materno Infantile, diretto dal prof. Massimo Agosti, mette a disposizione dei bambini nati prima dello scadere del termine, fin dalla 23ma settimana di gestazione (ma anche che hanno avuto qualche intoppo alla nascita).

Rimarranno in questo ambiente controllatissimo e ovattato anche per mesi: verranno dimessi solo quando le condizioni generali permetteranno loro di uscire e vivere una vita, si spera, finalmente normale.

Due stanze piene di macchinari, suoni ovattati, luci artificiali, cullotte e lettini termici, operatori specializzati: nel piccolo mondo del bimbo venuto alla luce troppo presto, una intera équipe affianca i genitori lottando per ricreare tutto ciò che il preziosissimo utero materno garantiva. «Nella pancia della mamma il bambino non faceva assolutamente nulla, nascendo pretermine è come se subisse un trauma. Lo dobbiamo aiutare con le macchine: deve imparare a respirare, a mangiare da solo. Con estrema cautela,

perchè il suo sistema immunitario è ancora a regime«, dice Onorina, caposala, che coordina un team di infermiere e fisioterapiste, più una psicologa, la dr.ssa Bolis, che assiste i neogenitori spesso profondamente turbati dallo choc di una nascita improvvisa. E siccome la possibilità di far arrivare al bimbo tutto l’affetto possibile è considerato fondamentale c’è perfino una musicoterapista, la dr.ssa Sgobbi, che promuove l’ “assistenza affettiva” mediante l’utilizzo di suoni e strumenti scientificamente collaudati.

Due associazioni sono al fianco dei piccolissimi, e degli specialisti in questa difficilissima lotta per la vita, l’associazione “Tincontro” dei genitori di bambini che sono stati ricoverati qui per patologie, che offre mamme “coccolatrici” in caso di bisogno, e Cuore di Maglia, coordinata a Varese da Cristina Mirioni, che pensa ai bambini consegnando piccoli oggetti da indossare fatti a mano.

Per Natale sono arrivati deliziosi cappellini “renna” con scarpine abbinate, ma il comitato delle sferruzzatrici ha prodotto anche utilissimi sacchi-nanna e pupazzetti come Dudu Noel, che la mamma può tenere con sé per imprimere il proprio odore e poi lasciarlo al bimbo in sua assenza. Dice Laura Nani, di Alessandria, fondatrice del gruppo attivo già da 9 anni in 56 ospedali italiani: «Tutto è nato da una scarpina troppo piccola: abbiamo trasformato un errore in opportunità, cercando, da donne, di essere aiuto ad altre donne che vivono una situazione complicata. Ma non è una improvvisazione; al di là del design creativo e grazioso, in realtà i nostri lavori corrispondono a precise indicazioni scientifiche: sono coadiuvanti delle cure mediche, contribuiscono alla vicinanza emotiva e psicologica tra mamma e bambino». Tra saccottini a forma di coccinella, fragola, zucca, o mirtillo, e scarpine dalle dimensioni di mezzo Pavesino, o berrettini non più grandi di mezza mela, nel reparto dei “bambini piuma” che combattono ogni minuto per la vita, riuscire a portare un sorriso è già una vittoria.