Una microspia in auto Giallo per Reguzzoni

Una microspia nell’auto di Marco Reguzzoni? E’ un vero proprio giallo quello che è successo ieri pomeriggio in via Mameli, a Busto Arsizio. L’ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, tornando da una commissione, ha visto dei cavi che sporgevano dalla centralina dell’auto. Subito ha chiamato i carabinieri, temendo una bomba.

Sul posto sono accorsi gli artificieri, ma verso sera si è capito che all’interno della vettura non c’era nessuna bomba. L’ipotesi più accreditata era che sulla macchina dell’ex parlamentare ci potesse essere una microspia. Lo stesso Reguzzoni ha supposto che qualcuno l’abbia intercettato per mesi, e che magari ieri la cimice sia stata tolta. Ma chi potrebbe aver interesse a intercettare l’ex esponente leghista? Dalla Procura non confermano e non smentiscono l’ipotesi della cimice. Ufficialmente il sostituto procuratore Nadia Calcaterra ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’accusa di tentato furto. Dalla Procura non filtra nulla di più. L’impressione, però, è che non si sia trattato di un semplice tentativo di furto.

«Microspie. Intercettazioni. 4 furti in 2 anni senza rubare nulla. Notizie su dossier camorristici. Adesso questo. Se qualcuno vuole intimorirmi sappia che si sbaglia di grosso. E se quel qualcuno si annida nelle pieghe delle istituzioni o dello stato, sappia che prima o poi i nodi verranno al pettine». Questo è quanto ha scritto l’ex capogruppo leghista questa mattina sulla sua pagina Facebook. Nei prossimi giorni, forse, si potranno avere maggiori elementi per chiarire quello che, ad ora, resta un giallo.

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