Come da attese: notte da cuori forti e vittoria dell’orgoglio La firmano (1) Corti, signore della battaglia: legnata beffarda, favorita dal farfallaro Chichizola; e (2) Falcone che trasforma di misura il rigore procurato con malizia da Neto. Olè, alla faccia della penalizzazione. Varese generoso, corridore, concreto. Finisce in ginocchio per la fatica, ma lo stadio intero sta in piedi ad osannarlo. Alla faccia
della penalizzazione. Spezia subito aggredito, in dieci minuti potrebbe andar sotto tre volte, lo salvano un po’ il mestiere, un po’ la fortuna. Lupoli folleggia inesauribile sull’intero fronte d’offesa. Incarna alla perfezione lo spirito biancorosso: così si fa. La bella sorpresa è Falcone, che spinge sulle corsie, si alterna con Zecchin, se venisse imbeccato con maggior tempismo potrebbe fare ancora più male al nemico.
Il gruppo storico si guadagna la fiducia assegnatagli: bene Rea dietro, bene Corti in mezzo, quasi bene (ogni tanto meno bene) Blasi al suo fianco, bene Zecco a ispirare con palleggi d’arte anche senza magheggi sui calci da fermo, bene infine Neto che pur strapicchiato si dimostra fisicamente superiore rispetto a uno e due anni fa. Gli altri, un dignitoso contorno: Borghese implacabile marcatore, De Vito umile sostegno di sinistra, Fiamozzi diligente barriera di destra.
Infine Bastianoni, l’anno scorso passato da riserva a titolare, e oggi titolarissimo: lo lasciano inattivo per quaranta minuti, ma quando Ebagua inzucca su malandrina azione innescata da Migliore che non restituisce palla ai biancorossi come l’etica imporrebbe, sfodera un provvidenziale tuffo. Altra decisiva smanacciata nella ripresa su Catellani.
Insomma: ci siamo. Varese che patisce rischi nel secondo tempo, ma nell’insieme padroneggia la situazione. S’allunga di rado, sta compatto, capisce quanto sia opportuno creare densità e ripartire alla velocissima. E’ un modo di giocare intrigante e foriero di prossime simpatie, e proprio questo rappresenta l’obiettivo: far sapere che a Masnago (e anche lontano da Masnago) ci si può divertire vedendo all’opera i bettinelliani.
Ieri sera avrebbero meritato una maggior cornice di pubblico. Per ottenere lo scopo, non resta che proseguire sulla strada che s’è intravista: si va in campo per fare la partita invece che per subirla; per rendere riconoscibile un marchio di fabbrica; per dimostrare che è possibile ottenere molto anche con poco.
MAX LODI
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