In campo lo vedi anche quando non lo guardi (e ti perdi qualcosa): la barba scura e folta, un pantera tatuata che spunta dalla manica sinistra, corsa rapida ed elegante. Col pallone è classe, estro, invenzione. Magia. Fenomeno assoluto. Del resto, l’investitura ufficiale arriva da Sean Sogliano: può bastare?
Ieri è venuto a trovarci in redazione Marco Giovio: l’abbiamo invitato, spinti da una canzoncina che ci frulla in testa da quel favoloso gol contro il Fenegrò e dalla curiosità di scoprire chi c’è dietro a quella barba e, soprattutto, dentro quella maglia numero 10 rosso passione.

La telefonata di Sean Sogliano
(Foto by Varese Press)
Ci incontriamo in piazza Montegrappa, alla fontana delle feste: un’occhiata e un sorriso, poi via verso la redazione. «Bel posto per lavorare»: se lo dice uno che ha l’ufficio al Franco Ossola… Avevamo già parlato con Giovio a inizio stagione, arrivati oltre la metà un bilancio è d’obbligo: «Il livello della rosa è molto alto – apre Giovio – e con il passare delle partite siamo riusciti a esprimerne tutto il potenziale». Il segreto? «Prima di grandi calciatori, grandi uomini. I giocatori più esperti hanno fatto la differenza nella costruzione del gruppo, lo staff tecnico è di qualità, alle spalle c’è una grande società». Giovio ha già vestito la maglia del Varese e guardando una foto della sua prima avventura qui, notiamo che nel tempo… è un po’ cambiato: «Vero, adesso ho la barba: non riesco più a vedermi senza». Il popolo biancorosso è ancora più caldo e numeroso: «La passione è enorme. Non mi aspettavo così tante persone allo stadio, così tanto seguito e interesse. È un onore e una grande forza giocare per loro». La volontà della società e dell’ambiente in generale è costruire un ciclo. Dove sarà Giovio fra 4 anni, quando la carta d’identità dirà 30? «Non lo so, non ci penso, vivo giorno per giorno. Posso dirvi se questa squadra può fare bene in D: certo. La base è ottima».
Momento di pausa, irrompe un telefono: dall’altra parte della chiamata c’è Sean Sogliano. Marco è felice, sorpreso. Il viso del “10” arrossisce un pochino, e a fine telefonata gli viene svelato che «A Verbano Sean mi ha chiamato – racconta il direttore dopo aver ripreso il telefono – chiedendomi “chi ha segnato?”. “Secondo te?”. “Confa, quei gol li può fare anche in B”». Marco ringrazia: «Sogliano è una persona di alto livello e di grande cuore. Cosa mi ha detto? Di continuare così. Anche l’anno prossimo». Quindi resterai… «Qui sto bene, quando Scapini mi ha chiamato ho detto subito sì. Se il Varese mi vuole, senza dubbio». Continuare a vedere certi gol non sarà un dispiacere: qual è il più bello dell’anno? «Quello con la Sestese! E quello di domenica a Solbiate…». Ora arriva il Legnano, la partita dell’anno: «Il vantaggio in classifica è grande ma si tratta pur sempre di un derby.

Una pantera nera sul dorso della mano del numero 10 del Varese
(Foto by Varese Press)
I nostri tifosi ci seguono ovunque in massa: saranno decisivi come al solito». Il Varese ci arriva con grande consapevolezza. Giovio ci racconta un rimpianto e ci spiega un momento importante della stagione: «La Coppa, che peccato. Forse era destino: una partita stregata. Il cambio di passo definitivo all’ultima di andata: dal 4-1 al Lomellina giochiamo al massimo della fiducia e, dopo una preparazione tosta nella pausa, siamo ripartiti a 1000. Mi aspettavo una avvio così forte. Siamo andati bene col 4-4-2, che forse però limitava un pochino le qualità di Lercara. Il 4-3-1-2 funziona bene, giriamo forte: tutti i reparti sono di qualità e il lavoro dei compagni agevola al massimo il quello di noi attaccanti. Il mister? Ha grinta, ci trasmette tanta carica agonistica, è attento, ci fa sempre entrare in campo col giusto atteggiamento». Ora è il momento di pensare al Legnano: salutiamo il 10, con il rituale selfie in redazione e due promesse. Di cui però non possiamo ancora svelare nulla…

Giovio con tutta la redazione
(Foto by Varese Press)