BUSTO ARSIZIO In Irlanda, ma non in quella solita, per cui vanno pazzi gli italiani. Irene Pellegatta, studentessa di Lettere, si è messa sulle tracce di una comunità poco nota e su cui esistono anche molti pregiudizi.
Viaggio lento e costante, storie fantastiche ai limiti del reale, musica delle origini, fascino; ma anche povertà, indigenza, esclusione. Sono queste le coordinate essenziali che delineano nei suoi aspetti la vita condotta dai Travellers irlandesi, minoranza etnica di cui poco ci si interessa se non a livello locale e che continua, indisturbata dal progresso e dallo scorrere dei secoli, il suo pellegrinaggio verso l’espiazione.
L’espiazione, sì. Perché la leggenda, naturalmente tramandata oralmente da padre in figlio, di generazione in generazione, vuole che questo gruppo autoctono affondi le radici della sua storia in tempi antichissimi, quando, in seguito alla morte di Cristo, i suoi assassini chiesero ad una piccola comunità di lavoratori di metallo di fondere i chiodi della croce per creare un ciondolo; dato che questi accettarono, commettendo così un atto di offesa nei confronti di Dio, Lui li punì per sempre, condannandoli a non trovare mai una terra in cui insediarsi stabilmente e a vagare, di luogo in luogo, nella povertà e nell’indigenza. Dunque, da duemila anni continua il viaggio di questo popolo. Un viaggio parallelo alla storia dell’Irlanda e d’Europa (…).
Irene Pellegatta
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m.lualdi
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