Una squadra in cui il noi arriva sempre prima dell’io

Il commento di Fabio Gandini

Dal punto di vista strettamente tecnico il senno del poi e la pace dei sensi post domenicale conducono l’analisi alla scoperta di attori, cosiddetti non protagonisti, che hanno brillato quanto le stelle più visibili in un cielo di Masnago finalmente sereno. Oltre gli Eyenga, i Johnson, i Pelle e gli Avramovic ci sono i Luca Campani. Nelle ultime tre settimane il ragazzo di Montecchio Emilia ha ribaltato i parametri della sua condizione fisica e atletica, mostrandosi al cospetto di Caserta in grado di elargire a piene mani (ma non ancora in dose completa) il suo imprescindibile contributo: rimbalzi, aiuti difensivi fatti come Dio comanda, canestri dentro e soprattutto fuori dall’area, abilità – quest’ultima – che lo rende diverso, e dunque di una complementarietà fondamentale, dagli altri compagni di reparto. Scritto già diffusamente di quanto siano state positive (seppur

ulteriormente migliorabili) le spaziature offensive a difesa schierata e la velocità d’esecuzione delle azioni (ancora condita, però, da diversi errori), scritto di un Eyenga che da leader offensivo (e difensivo, per abnegazione ed efficacia) non fa ormai quasi più notizia, due righe si devono necessariamente spendere su un aspetto psicologico importante quanto, se non più, di qualunque considerazione tecnica: agli ordini di coach Paolo Moretti pare esserci un gruppo di persone che vive con gioia la dimensione collettiva. Qui si va di dettagli e di impressioni, non di dati certi (nessun cronista può possedere le chiavi dello spogliatoio): abbracci, dialoghi continui, partecipazione emotiva verso l’altro, reprimende seguite da pacche sulle spalle, risate e asciugamani sventolati sembrerebbero indicare armonia e percezione di un bene comune da tutelare. Solo le squadre in cui il “noi” viene prima dell’io fanno strada.

Le pause. Ancora troppe, seppur temperate dai cambi vorticosi di Moretti che hanno garantito una certa continuità all’intensità: la Pasta Reggia, nell’ultimo quarto, avrebbe potuto rientrare. E non lo avrebbe meritato. La difesa di Maynor: si fa saltare un’azione sì e l’altra pure. Immaginatevi se non fosse così: con la prima linea che tiene e il portiere (Pelle) sotto le plance, chi ti segna?