Un’esperienza unica per l’Oxygen a Nizza

3,8 km a nuoto, 180 in bicicletta e 42 di corsa: ecco la massacrante prova sostenuta dai 14 eroi di Ispra

Una delle migliori stagioni dell’Oxygen Triathlon di Ispra si è chiusa in bellezza con la partecipazione all’Ironman France di Nizza.

Si tratta di una massacrante prova articolata in 3,8 km. di nuoto, 180 km. in bicicletta e 42 km. di corsa: il tutto, tanto per gradire, alla temperatura di 35 gradi. Una corrida, una prova per gente tostissima.
Ma in Costa Azzurra i 14 atleti “ossigenati” non si sono certo tirati indietro: al di là dei singoli piazzamenti, restano per tutti la certezza di aver dato il massimo e il piacere di aver consolidato amicizia e spirito di gruppo.

Questa edizione dell’Ironman nizzarda – andata in scena lo scorso 28 giugno – resterà memorabile per l’Oxygen anche per un altro motivo: per la prima volta nella storia della società, anche due donne si sono cimentate con la mitica e terribile prova. Si tratta di Silvia Tundo e Rannveig Guicharnaud, islandese trapiantata a Varese.
Gli altri “ossigenati” che hanno preso parte alla spedizione in Costa Azzurra sono il presidente Fabrizio Minarini, Javier Herrero Galbally, Massimo Dioguardi Burgio, Simone Comotti, Enrico Minarini, Mario Farsetti, Stefano Martinelli, Lorenzo Caligara, Marco Acquaderni, Daniele Pitzolu, Jens Linge e Mattia Dal Ferro.
«È stata un’edizione imperdibile – il commento del presidente Fabrizio Minarini, che ha chiuso l’Ironman con il tempo di 10h54’16” – Grazie alla presenza di tanti “ossigenati”, sia alla partenza sia a bordo gara per fare il tifo, possiamo già dire di aver vinto la scommessa partita un anno fa. Personalmente non ho raggiunto l’obiettivo della qualificazione per i Mondiali alle Hawaii, né quello di fare una buona gara. Fino alla fine della frazione in bici le cose andavano abbastanza bene: ero secondo dopo la parte di nuoto e sesto dopo la bici, nonostante due penalità di 5’, peraltro ingiuste».
«Poi nella corsa qualcosa non ha funzionato – spiega il “pres” – Il caldo e un calo di tensione mi hanno fatto andare via di testa, e dopo due giri iniziali decenti ho ritrovato il ritmo solo negli ultimi 5 km. Peccato, ma anche questo è l’Ironman: non sei sicuro di niente finché non tagli il traguardo».
Ma i risultati non sono tutto. Anzi, le cose davvero importanti sono altre: «Resta il calore dei miei compagni di squadra e quello dei nostri unici e magnifici tifosi, oltre al bel dopogara passato insieme – sottolinea il 49enne Minarini – Voglia di riprovarci? Ancora non so, ma qualcosa di sicuro brucia dentro…».
Entusiastici anche i commenti degli altri atleti della società di Ispra. «Un ricordo indelebile», dice Lorenzo Caligara, mentre Daniele Pitzolu sintetizza l’essenza dell’Ironman: «Tanta fatica, tanta sofferenza, tanta emozione».