«Varese, Varese, Varese» è la prima cosa che si sentiva entrando ieri pomeriggio al Chinetti. Ma non lo urlava nessun biancorosso: quel coro usciva forte da una dependance della tribuna centrale, dove erano stipati i tifosi del Saronno. «Chi non salta un comasco è, è», e poi «Sa-ro-nno», sono le urla che riecheggiano in tutto lo stato fino a quando quattro o cinque bandieroni, a pochi istanti dal fischio d’inizio, non entrano in campo: hanno sopra stampati i colori del Varese e del Saronno. Viene suggellato così il gemellaggio tra
le due tifoserie, in un cerchio di centrocampo che ha fin troppi significati, oggi. Un cerchio che grida a un cielo plumbeo la voglia del Varese e dei suoi tifosi di rivincita, di rivalsa, di vittoria, di promozione in Serie D.Mentre i tifosi del Saronno salutano ripetutamente (anche con uno striscione) quelli del Varese, dall’altra parte dello stadio, dai Blood Honour, parte un coro gridato dal cuore: «Tutti in piedi per il Saronno». Emanuele Cariello, l’arbitro, intanto fischia l’inizio di una partita che per tutti ha già il sapore della storia.
Al primo gol biancorosso, quello segnato dalla zampata del Giaguaro Lercara, i duemila del Chinetti esplodono: di una felicità semplice, tanto quanto il colpo del vantaggio biancorosso: «Chi non canta cos’è? È un lariano», perché non si può non stuzzicare, in un giorno del genere, i rivali del Como ingorgati irrimediabilmente sul fondo della classifica di B.
Siamo circa al 25’, spunta fuori il sole e pareggia i conti contro il Legnano, è 1-1: nei distinti sono tutti con il cellulare in mano (molti davanti alla diretta del nostro sito, che aggiorna in tempo reale tutti i risultati) per sapere dall’altra parte cosa fanno le due seconde che si scontrano tra di loro. Il Legnano va sopra di nuovo: è 2-1. Ma a riportare il buonumore è che segna il 2-0 dei biancorossi, ed esultando prende la macchinetta fotografica del nostro immortalando in un istante eterno la curva mentre canta per il giocatore simbolo del Varese: «Mavillo Gheller, la la la la la, Mavillo Gheller, la la la la la».
Il 3-0 dei biancorossi è ancora di Marrazzo, e finalmente arriva il coro pure per lui: «Marrazzo gol, poro-porompompero-però, poro-porompompo. Marrazzo gol, ce l’abbiamo noi…».
Il secondo tempo inizia tra una marea di palloncini bianchi e rossi, tra strisce di carta bianca lanciate al cielo: e sembra di vedere l’immensità dell’oceano. Una marea d’amore racchiusa negli struggenti sorrisi dei ragazzi della Nord.
a inizio della ripresa segna su rigore per il Saronno. «Dai Varese, facci un gol», cantano in risposta i tifosi del Varese, li sente e fa partire un missile da distanza siderale, che vale il 4-1. Dall’altra parte il Legnano fa 3-1, ma la notizia non scalfisce i tifosi biancorossi: «Dai Varese, sempre ti sosterremo», e «Forza ragazzi non vi lasceremo mai», perché tanto la
festa è solo rimandata di una settimana.Il ds guarda la sua squadra da dietro la Curva. I ragazzi se ne accorgono e lo omaggiano come solo loro sanno fare: «Uno di noi, Scapini uno di noi» e «Portaci, portaci, portaci in Europa, oh Scapini portaci in Europa».«Siamo la Curva Nord Varese, curva di cuore e di passion’… Varese mai ti lascerò». E arriva il fischio finale.
Non c’è stata la promozione, poco importa, perché infondo per tutti quelli che erano al Chinetti ieri vale una sola regola, ed è quella che ogni domenica, ad ogni fine partita, in ogni stadio risuona come una sentenza. Come fosse l’inno nazionale biancorosso, un coro che rimarrà sì nella storia. Nella storia che doveva essere la più buia per il Varese ma che invece si è saputa trasformare nella più bella. Quel coro fa semplicemente: «Se ne va, la capolista se ne va», e i nostri cuori si sciolgono, ancora una volta.