«Un’ora di volo ci ha salvato la vita»

Ilaria e Giorgio sono sposi da poco: erano in Nepal poco prima che si scatenasse l’inferno del terremoto. Ora, gli scatti di quella vacanza a Kathmandu, sono diventati una mostra che aiuterà chi ha perso tutto

VARESE – La masnaghese e il marito si trovavano in Nepal, a Kathmandu, il 25 aprile scorso, quando c’è stato il terremoto.
Ma hanno scampato il pericolo, perché un’ora prima che iniziassero le scosse i due sposini si sono imbarcati su un aereo per raggiungere il Bhutan, dove avevano programmato un trekking di quattro giorni.

«Scesi dall’aereo abbiamo avvertito delle scosse, ma non abbiamo capito che provenivano da un terremoto così intenso, tanto che non abbiamo chiamato in Italia per dire che stavamo bene» racconta Ilaria.
«Quel giorno abbiamo partecipato al trekking in montagna e, tornati alla base, abbiamo trovato il cellulare pieno di chiamate e messaggi. Ci siamo resi davvero conto di quanto era successo solo nella seconda parte del viaggio, in Thailandia, guardando un documentario. Quei filmati ci hanno scosso, perché le zone colpite dal terremoto erano proprio quelle dove eravamo appena stati». Ilaria, dunque, quando è tornata a casa, si è trovata tra le mani foto di un Paese che non era più uguale a quello che lei aveva immortalato. Nei giorni scorsi, trenta di quegli scatti sono stati protagonisti di una mostra che si è svolta nell’agenzia Land of Emotion di piazza San Lorenzo.
Le offerte lasciate dai visitatori saranno devolute all’associazione Finale con Nepal, che ha sede a Finale Ligure. Realtà di cui Ilaria ha apprezzato l’operato a Kathmandu e nella sua valle.
Il viaggio di Ilaria e Giorgio prevedeva di soggiornare nelle case degli abitati del luogo.
«Mi è rimasta nel cuore l’ospitalità delle persone, i sorrisi e la gentilezza. Sono un popolo povero, ma molto dignitoso – racconta Ilaria – Si svegliano alle cinque per andare a lavorare la terra e continuano fino a quando non tramonta il sole. Hanno un senso di ospitalità innato».

Le case sono fatte di terra, con i tetti di paglia e lamiera. All’interno c’è un angolo cucina, con il tè caldo sempre pronto. Quello è lo spazio dove la famiglia si riunisce alla sera. Le famiglie nepalesi hanno cucinato per i due sposini riso con pollo al curry e dalbat, che è una zuppa di lenticchie e riso. Alcune

persone incontrate durante il viaggio sono diventate protagoniste della mostra. La foto più bella, al di là dei volti, è quella che ha catturato l’alba sulla catena himalayana: si vede il sole che sorge dietro alle montagne e, guardandola, par di sentire il canto di un monaco, con il suo mantra che significa «buongiorno fiori di loto».

Dopo essere stati in Bhutan, l’itinerario dei due sposi prevedeva di tornare in Nepal per un paio di giorni.
Ma la situazione del Paese non lo ha reso possibile. «Noi in Nepal avevamo lasciato le nostre cose. In Bhutan, infatti, ci siamo portati solo lo zaino da montagna per il trekking».
«Avevamo dato per scontato di non rivedere mai più i nostri bagagli per via del terremoto. E invece ad agosto ci è arrivato un pacco con tutte le nostre cose. Quando lo abbiamo aperto ci siamo commossi. I nepalesi, nonostante la situazione che stavano vivendo, hanno pensato di spedirci indietro le cose che avevamo lasciato lì».