Vado dal dentista e non pago E i varesini diventano morosi

VARESE Il dentista viene lasciato agli ultimi posti nell’agenda dei pagamenti, tanto che nelle province di Varese e Como si stima che il 15% degli interventi odontoiatrici non venga pagato. Ci sono cliniche che hanno registrato perdite del 30% e qualcuna ha chiuso. Nel frattempo, sono aumentati i pagamenti dilazionati: prima due o tre rate, adesso quattro o cinque. Spesso il paziente arriva a dire: «Mi scusi dottore, ma non riesco a pagare tutto». Piuttosto che: «Dottore potrò saldare il conto solo alla fine dell’anno, quando mi verranno saldate alcune fatture». Peccato che poi l’impegno venga dimenticato.«La percentuale delle insolvenze è salita in modo preoccupante. I pazienti tendono a privilegiare altre spese. Pensano: “tanto al dentista non mancano di certo si soldi”, ma questo atteggiamento può creare dei problemi ai professionisti che non riescono a far fronte ai propri impegni di spesa o a sostenere investimenti – spiega Jean Louis Cairoli, presidente dell’albo degli odontoiatri dell’ordine dei medici – L’opinione pubblica ignora che il settore sia in una situazione diversa da quella di 20 e 30 anni

fa. Ci sono molti giovani dentisti che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro e che vengono sottopagati». «In questo contesto – continua il presidente dell’albo – sono nati anche studi di consulenze per richieste di risarcimento. Di solito lo slogan è “ti hanno curato male, rivolgiti a noi”. Sempre più spesso questi studi vengono interpellati da pazienti con l’unico fine di non pagare la parcella, arrecando un ulteriore problema al dentista». Secondo le stime di alcuni professionisti gli interventi che si fanno gratis – ovvero quelli che vengono realizzati ma non pagati – sono passati dal 10% di qualche anno fa, al 15% di oggi. «Se questa percentuale fosse confermata, allora la categoria dovrà tenerne conto, recuperando da qualche parte – continua Cairoli – Bisogna anche considerare che il mantenimento della salute orale è di fatto sulle spalle dei libero professionisti perché non c’è la volontà del servizio sanitario nazionale di farsene carico per mancanza di risorse. In pratica, siamo supplenti dello Stato ma veniamo dipinti ancora con i vecchi stereotipi degli anni ’70».

Il servizio completo sul giornale in edicola mercoledì 2 gennaio

s.bartolini

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