«Valentino alla Tomba, bimbo di 36 anni Vettel come Schumi: ha l’istinto Ferrari»

I varesini Flavio Vanetti ed Enrico Minazzi, una vita a raccontare i motori per il Corriere e la Gazzetta. «Rossi trasmette passione alle giovani generazioni. Bandiere Ferrari ai nostri balconi come per la Ignis»

I motori tornano ad emozionare come non succedeva da tempo. Ferrari, Valentino e Ducati ci hanno regalato una domenica storica. Tutti in piedi sul divano, con i lacrimoni e le vittorie del passato che correvano negli occhi. Tutto troppo bello, in una domenica senza il grande calcio. Troppa grazia, avran pensato gli amanti dei motori. Non vedevamo quel rosso Ferrari davanti a tutti da due anni. E quel cavallo pazzo di Valentino, assieme ai due ducatisti Iannone e Dovizioso, ci ha regalato una cena dolcissima. In alto i motori.

A commentare con noi questo week-end di adrenalina vera, due varesini che per anni hanno coperto e coprono ancora le cronache motoristiche nazionali, ed Enrico Minazzi.
Vanetti, storico inviato del Corriere della Sera, ci racconta la sua sorpresa dopo due risultati così: «Mi ha colpito di più il podio della Moto Gp. Le Ducati mi immaginavo facessero bene, ma viste le premesse non pensavo ad un Valentino così. Mamma mia, mi è sembrato di rivederlo nei duelli con Gibernau o Biaggi: duro, cattivo, a 36 anni si diverte ancora come un matto e sembra molto più giovane della sua età. Sta vivendo una seconda giovinezza, con l’entusiasmo di un ragazzino: evidentemente vuole dimostrare qualcosa alla generazione di giovani che gli è stata dietro».
Un cruccio però non lascia tranquillo Vanetti: «Ho il dubbio che quando smetterà lui, ci sarà un afflosciamento di interesse soprattutto in Italia. È stato bello vedere due italiani sulla Ducati che gli hanno dato battaglia. Dovizioso finalmente sta trovando la quadratura del cerchio ed è andato davvero forte. Valentino mi ricorda un po’ Alberto Tomba, infatti quando lui smise molta gente non guardò più lo sci. Abbiamo la necessità di trovare dei giovani italiani che sappiano colmare il gap post Rossi».

È stato un fine settimana eccezionale, magico, e la speranza è che ciò ci possa trasformare in una piacevole abitudine: «Il successo della Ferrari parte dalla primavera scorsa, non si inventa nulla. Questo ritorno dell’Italia a buoni livelli fa piacere, ma non illudiamoci. La Mercedes è forte e reagirà, però la Ferrari ha dato una svolta importante con una nuova gestione. Ora sarebbe troppo facile dare patenti, una rondine non fa primavera però nessuno si aspettava un inizio così, nemmeno Vettel». Il binomio macchina italiana e pilota tedesco continua comunque a regalare soddisfazioni: «Vettel mi ricorda molto il giovane Schumacher, non solo per il fatto di

essere tedesco ma anche per la gestualità. Quel suo modo di esultare sul podio è istintivo e fa pensare subito a Michael. Poi, da sempre, chi guida la Ferrari entra nel cuore dei tifosi, vecchi e bambini». Si sono sentiti forte anche a Varese e provincia il ruggito e l’orgoglio motoristico di una nazione intera: «Non posso che esultare per questo, Vettel è il pilota più vicino alla tradizione e alle passione dei ferraristi, che si meritano questa soddisfazione ora. È stata una domenica fantastica per i motori, ma non cambierà le cose. Il calcio che è in evidente bancarotta, continuerà a farla da padrone in Italia».

, varesino di casa a Morazzone e storico giornalista della Gazzetta dello Sport e grande esperto di motori, vive il successo della Ferrari come una liberazione: «La Rossa non vinceva dal 2013, inutile sottolineare che per la storia di questa scuderia fosse una situazione inaccettabile. Ma anche in Moto Gp, erano nove anni che non si vedeva una tripletta italiana. Finalmente nessuno spagnolo tra i piedi, solo il tricolore».
Il risveglio del Cavallino ha portato i tifosi ferraristi della nostra provincia ad esporre le loro bandiere dai balconi, cose che si erano viste solo per i trionfi del basket o per il ritorno in serie B del calcio: «Diciamo che le bandiere erano belle pulite perché negli ultimi anni ci sono stati pochi successi. Ne ho viste molte appese in giro, e fa davvero piacere. La Ferrari è la cosa più bella ed emozionale che abbiamo a livello sportivo, ci accomuna tutti e rivederla lassù è speciale. E a dirla tutta, non credo proprio che sia un fuoco di paglia».

La domenica da leggenda si è conclusa con lo strepitoso podio della Moto Gp, che ha entusiasmato tutti ed Enrico in particolare: «Una gara da alzarsi in piedi sul divano, incredibile. I sorpassi e contro sorpassi di Rossi e Dovizioso, che spettacolo. Valentino con quella rimonta ha fatto davvero un capolavoro, ma anche le Ducati sono andate alla grande. Quindi, cosa chiedere di più?».
La speranza è che questo 29 marzo si ripeta spesso, e che non sia solo una giornata di grazia: «Io sono convinto che la Ferrari sia forte e la testimonianza di tutto ciò è la gara di Raikkonen. Ha bucato in partenza, si è trovato in fondo, ha rimontato fino alla quarta posizione e ha sfiorato il podio. Non capita per caso. Quella di Valentino invece è una lezione da mostrare nelle scuole, perché a 36 anni ha vinto con tenacia, ma soprattutto con la passione, con il sorriso sulle labbra, perché ama davvero quello che fa, da sempre».

Un’emozione che accomuna Valentino anche a Sebastian Vettel, che è nuovo in casa Ferrari, ma sembra essere alla Rossa da una vita: «La gioia che Vettel ha mostrato nel dopo gara fa capire quanto amore ci sia nei confronti della Ferrari. Lui ha vinto molto in carriera, eppure domenica sul podio era commosso. L’emozione che ha trasmesso mi ricorda molto quella del primo Schumacher, è una simbiosi con la macchina e con la passione della gente che tifa Ferrari. E paradossalmente mi sembra che l’amore di Vettel per la Ferrari sia ancora più grande di quello di Schumacher.