Varese al 19° campionato di B Castori, portaci nel fuoco con te 

VARESE Nessuna pressione ma una nuova occasione. Altri hanno l’obbligo di vincere il campionato (Verona, Spezia, Cesena, Novara) e provano la paura di retrocedere o risalire da forti penalità (Ascoli, Bari, Vicenza e Nocerina se verranno ripescate, Grosseto e Lecce se saranno graziate).
Il Varese deve semplicemente fare il Varese, difendere la sua atipicità fatta dall’ambiente familiare e vincente, da quell’infinito stupore per essere “miracolosamente” al via del diciannovesimo campionato di serie B in centodue anni vissuti pericolosamente: ah, quel gol di Buzzegoli tra mille gambe alla Cremonese…

L’orgoglio di esserci dove sembrava e sembra impossibile essere: senza finanziatori, senza campi, senza parcheggi, senza appoggi e senza vicinanza istituzionale (non un politico o un consigliere comunale nella semifinale di Verona per la A a parte Giorgetti, non uno che abbia puntato sul grande calcio per rilanciare strutture, immagine e città).
Quasi senza niente ma proprio grazie a tutti questi “meno” si è formato quell’unico “più” irripetibile e inesportabile su cui i nemici sbattono il muso: l’identità quasi catalana, assoluta e coinvolgente, che immerge e compatta in un maglio d’acciaio biancorosso tifosi, giocatori, allenatore e dirigenza sempre contro qualcuno (chi se ne va, chi non bacia la maglia, chi non considera i biancorossi come l’unica squadra al mondo). Sempre per quella cosa che gli altri considerano minuscola ma che per noi è una ragione di vita e si chiama Varese. Quella cosa che vivrà in serie B finché saprà essere un’eterna scommessa personale (nostra, vostra, di ognuno) col destino, col passato, col futuro, coi nemici, con gli amici.

Non dovrebbero fare paura a nessuno i cori su Ebagua, Sannino, Pesoli, Terlizzi e chi più ne ha più ne metta: è un’estrema e crudele forma d’amore pretendere che il Varese sia per tutti una questione di vita o morte. Finché l’ambiente sarà disposto a fare la guerra al mondo per tutto, ma anche per niente, nessuno ci spazzerà via da qui.

Abbiamo il 20% di talento in meno (Rivas, Cacciatore, Kurtic)? Mettiamoci il 20% di fame in più (Fiamozzi, Lazaar, Momenté).
Castori dovrà essere più vicino al Varese di Sannino, fatto di semplicità ed energia d’insieme, che a quello di Maran capace di splendidi acuti e individualità sublimi. Meno gioco e più realismo.

Oduamadi mancherà fino a dicembre, ma che problema c’è? Buttiamo dentro Tripoli, lui sa dov’è la scintilla di Masnago. C’è un buco là in mezzo al posto di Kurtic? In attesa di Delvecchio o Kone, riempiamolo con Neto Pereira (la splendida anomalia, il sogno vivente della nostra serie A) liberando un posto in più in attacco per Momentè, De Luca e Giulio.

A Castori, attorno a cui ruota la nostra fortuna, non chiediamo di fare Sannino o Maran, ma di non fare Benny Carbone. Noi siamo il Varese, mister: se non urliamo quando tutti perdono il fiato e non corriamo quando gli altri si fermano, siamo morti. Non devi leggere le partite, ma i nostri occhi e i cuori: buttati nel fuoco e prendi a calci il mondo. Se sarai pronto a fare questa magnifica pazzia, noi ti seguiremo.

Andrea Confalonieri

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