VARESE L’incidente che ha unito tutta Varese nel dolore per la sorte di tre suoi giovani figli approda in tribunale per l’accertamento delle responsabilità penali. Un passaggio tristissimo, ma inevitabile, che rischia di riaprire ferite difficilmente rimarginabili.
Il 27 luglio dello scorso anno alle 21.38 morivano Paolo Dal Fior, Andrea Minonzio e Luca Vilardi, schiacciati dalle lamiere della loro macchina, a sua volta travolta da un monovolume lanciato ad elevata velocità, mezzo chilometro dopo l’ingresso
in autostrada, in direzione di Milano. Meno di un anno dopo, il prossimo 2 luglio, è fissata l’udienza preliminare di fronte al giudice Giuseppe Battarino, che vede sul banco degli imputati Giancarlo Trabucchi. Era lui alla guida del pesante mezzo, una Mitsubishi Grandis, che urtò la macchina dei tre giovani: la Fiat Punto si trovava in mezzo alla carreggiata e già in posizione capovolta, a causa di un incidente pregresso. Proprio la complessa dinamica che ha causato la morte dei tre giovani sarà oggetto di una battaglia che si preannuncia durissima. Perché l’imputato, noto avvocato penalista varesino, intende difendersi a tutto campo.
Peraltro il capo di imputazione pesa come un macigno: il pm Massimo Politi gli contesta l’omicidio colposo plurimo, aggravato anche da una condotta di guida non prudente, a velocità elevata (ben oltre il limite di 110 chilometri orari), occupando la corsia sinistra e armeggiando con il telefonino. Non bastasse, a Trabucchi viene contestato anche di non essersi sottoposto al prelievo di sangue su richiesta della polizia stradale, al fine di accertare se avesse assunto droghe che potessero in qualche modo alterare la sua percezione della realtà, e di conseguenza, la condotta di guida.
«Risponderò alle accuse in aula – replica il penalista – Ammetto che viaggiavo a velocità elevata, ma non è a causa mia se la Fiat Punto si trovava già capovolta al mio arrivo, e costituiva un ostacolo sulla strada. È un dato accertato nel capo di imputazione che Luca Vilardi aveva oltre 3 grammi di alcol per litro in corpo, il che vuole dire essere sulla soglia del coma etilico, dato che il limite previsto dal codice è di 0,5. Mi chiedo come facesse a guidare in quelle condizioni».
Trabucchi dunque si difende gettandosi all’attacco. Le sue dichiarazioni sono destinate a creare una reazione altrettanto forte da parte dei familiari delle vittime. «Il determinismo della morte dei tre ragazzi non ha niente a che fare con l’incidente pregresso – ribatte l’avvocato Stefano Ghilotti, che con Elisabetta Brusa rappresenta i familiari di Vilardi – Erano vivi prima che il monovolume piombasse su di loro. Sono morti proprio per questo impatto. E sull’alcol di Vilardi, dico che il campione è stato estratto da sangue non a lui riconducibile con certezza, e preso sulla macchina, viste le condizioni in cui era stato ridotto».
s.bartolini
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