Chissà: ci piacerebbe dire che adesso la squadra è salva, che i fantasmi sono stati cacciati via, che finalmente si può stare moderatamente tranquilli. Battere Roma è stato come buttare giù un ricostituente di quelli potenti: quelli capaci di farti trovare forze impensabili e di colorare la giornata. La contemporanea sconfitta di Caserta ha regalato ossigeno e allontanato la paura. Si tira un sospiro di sollievo dopo un mese passato in apnea: comunque vada, ci voleva.
Ed è saltata fuori l’occasione di una chiacchierata con coach Caja, rilassata, davanti alle tagliatelle del Bologna.
Questo non lo so. Quello che invece so è che sono molto ottimista, su tutto. La squadra ha dato delle risposte: risposte che avete visto tutti in partita e altre che ho visto solo io, fin dal primo giorno, in allenamento.
Ho chiesto di sudare, di lavorare, di parlare con i fatti: tutti l’hanno fatto, senza fiatare. E credo che i risultati si siano visti sul campo.
Trento è un campaccio sul quale fanno fatica tutti: ho detto ai giocatori di tenere botta, di provare a restare in partita al di là del risultato. Eravamo senza il play di riserva, senza Rautins, praticamente senza Diawara: ho solo chiesto di non affondare.