«Varese già in C, Bettinelli l’ha salvato La sua mentalità sarà anche la mia»

Mentre i giocatori di Stefano Bettinelli camminavano per i sentieri alpini della Valle d’Aosta e raggiungevano il rifugio Ermitage per godersi un picnic, Nicola Laurenza indossava i panni del padrone di casa e presentava, nella sede di via Manin, il «Varese 2.0». Il presidente ha parlato di «tassello fondamentale» presentando l’amministratore delegato Michele Lo Nero, editore del nostro giornale ed ex presidente del consorzio cestistico «Varese Nel Cuore».

Il neo dirigente sa di avere una enorme responsabilità anche perché il club è gravato da oltre 9 milioni di debiti (7 con l’erario e 2 con i fornitori della provincia) e rischia il fallimento.

Lo Nero è consapevole delle insidie: «Approdare al Varese è un onore e ho già in mente un piano di ristrutturazione forte, chiaro, condiviso e credibile. Punto a ridurre i costi e a massimizzare i ricavi, selezionando gli investimenti per lo sviluppo del mio progetto».

Il modello parte dal campo: «Il mio esempio è Stefano Bettinelli, che, a due sole giornate dalla fine del campionato, ha preso in mano una squadra mentalmente retrocessa: l’allenatore la riteneva vincente e l’ha resa tale, trascinandola alla salvezza. Sono certo che anche fuori dal campo il Varese si rivelerà vincente. Voglio costruire un piccolo, grande Varese».

«Varese 2.0», come dice Laurenza, o «Piccolo, grande Varese», per usare le parole di Lo Nero: le due definizioni si sovrappongono perché vogliono far intendere la rinascita del club, il cui spirito si rinnoverà in una gestione virtuosa e oculata.

Ma anche nell’orgoglio e nel senso di appartenenza: «Marco Caccianiga – osserva Lo Nero – è diventato presidente del settore giovanile perché ha sempre custodito i valori e i principi necessari alla crescita dei nostri ragazzi. Deve essere un onore, un desiderio e un sogno vestire la maglia del Varese e il nostro obiettivo è anche quello di vedere negli oratori tanti bambini, fieri di portare sulla propria pelle la casacca con i nomi di Neto Pereira, Corti e Zecchin».

Se il progetto del nuovo stadio potrebbe «attirare nuovi investitori», come sottolinea Laurenza, Lo Nero non si fa illusioni: «Il centro sportivo e un impianto di proprietà sono fondamentali ma non rappresentano la priorità che è invece quella del risanamento dei conti. Il direttore sportivo Lele Ambrosetti ha la massima fiducia e conosce bene la nostra situazione economica. Anche Bettinelli sa come stanno le cose e dobbiamo trovare l’ideale punto di equilibrio: non soltanto tagliando ma ottimizzando».

Lo Nero deve fare i conti con la precedente gestione: «Ci troviamo ancora in casa contratti molto onerosi fatti in passato a nostri giocatori. Per le scadenze di settembre (pagamento degli stipendi, dei contributi e delle ritenute Irpef, ndr) non posso dare la certezza che rispetteremo i parametri e potremo così evitare altri punti di penalità. Posso comunque assicurarvi che, entro fine ottobre, avremo un piano di rientro chiaro e fruibile da tutti: con piccoli passi e piccoli obiettivi si arriva in alto».

Il modello è diverso da quello che il consorzio «Varese nel Cuore» ha attuato proprio con Lo Nero: «Il piccolo grande Varese non sarà una multiproprietà, ma cercheremo di coinvolgere maggiormente i tifosi, presentando un piano credibile e serio per attirare gli investitori. Ne approfitto per ringraziare i consorziati, i collaboratori e i partner di Pallacanestro Varese: se oggi sono qui, è merito loro».

Il nuovo a.d. non è impreparato su una domanda scomoda, ma necessaria, riguardante il suo impegno nel Varese, nonostante sia editore del nostro giornale che, secondo il giornalista autore della provocazione, «ha spesso attaccato Enzo Montemurro, predecessore nel ruolo di amministratore delegato». Lo Nero non si scompone: «Se non ho accettato, in un primo momento, la carica è stato perché ho pensato ai dipendenti del mio giornale. Poi ne ho parlato con il direttore e con il redattore responsabile dello sport a cui ho chiesto di essere ancora più severi e sferzanti nei giudizi. Lo stesso chiedo a tutte le testate. Se alla fine ho detto sì a Laurenza è perché mi sta a cuore il bene del Varese: il mio piccolo e grande Varese».

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