Piccola pausa nell’ormai atavico inseguimento dei mister X biancorossi: a furia di vagare nel nulla e nel silenzio, confessiamo, ci si è un po’ persi. Crediamo di sfruttarla proprio bene, però, quando all’altro capo del telefono risponde Werther Pedrazzi, penna del Corriere della Sera e nostro gentile Virgilio almeno per un giorno.
Non posso farmi portavoce di un giudizio generale, rispondo per me. E dico che la mia opinione è decisamente e seccamente negativa, per motivi tecnici ed etici.
Non si può, dopo una stagione travagliata, contraddittoria e rischiosa come quella appena conclusa, tergiversare sulla riconferma di un allenatore che ha sistemato gioco, gerarchie e risultati. Così sta avvenendo a Varese, dove ci si basa sul luogo comune che vedrebbe Attilio Caja adatto solo alle emergenze: tutte balle. A questo si affianca
la questione direttore sportivo: non è indice di buon comportamento trattare con Bruno Arrigoni se non si ha la vera volontà di prenderlo. Volete a tutti i costi Nicola Alberani? Andate solo su di lui. Purtroppo si tratta di un modo di fare comune a tante società di pallacanestro, non solo a Varese.
Non serviva più? Bene, la risoluzione gli andava comunicata a fine campionato, senza lasciarlo in una sospensione del genere. Non vorrei sconfinare nelle valutazioni, ma mi sembra che questo sia sintomo di un agire proprio dei neofiti del basket, quelli che occupano una carica e una poltrona convinti di sapere già tutto. Non è così: esistono un codice e una cultura sportiva che vengono dal campo e dall’esperienza. Il marciapiede, nello sport, è l’unica scuola possibile.