Mai una volta che la palla gli rimbalzi male davanti, chissà perché. Mai un’uscita sbagliata. Para l’imparabile ma soprattutto il parabile.
Se vuoi andare in A non puoi accontentarti di bei cross, impegno e scontate sufficienze: siamo stufi di raccontarvi un Fiamozzi normale. Potenzialmente devastante: Riccardo, facci vedere chi sei.
Sulle palle inattive, a un metro dalla porta, c’è un solo giocatore da non farsi sfuggire, uno solo: Marchi. Un errore in 95 minuti ma decisivo.
Unica punta centrale. Avrà due ferri da stiro ai piedi, ma nemmeno più di tanto, però ha due palle grosse così. Voglia, esempio: è sveglio e ci crede anche quando dorme.
Si prende sempre la responsabilità di provarci, anche rischiando. Sempre nel posto giusto: si chiama intelligenza tatticamente.
Quando sembra morto, inventa sempre la palla da buttare dentro.
Quel gol sbagliato ci avrebbe fatto vincere ma se chiudi gli occhi e vedi un pallone finire perfetto sui piedi di qualcuno, stai tranquillo che l’ha dato lui. Il cervello.
Tappa tutti i buchi, un trapano.
Buona visione, deciso nei pochi palloni che tocca: deve prendere più coraggio. Punta centrale, no? (È grosso, tiene palla, ha una bella castagna).
Un gol a un centimetro alla linea senza avversari non puoi tirarlo alle stelle: quella è paura.
Non è titolare da 7 mesi ma come uomo squadra è lo stesso della salvezza (assist, tiri, corsa): la prestazione c’è, il fiuto del gol arriverà.
Manda in porta Capezzi e Zecchin difendendo la palla in mezzo a morse di avversari dopo falli feroci e impuniti di Cosenza.
Fuoco e fiammate secche e decise: cambia passo alla squadra e salta l’uomo.
Dà a Zecchin la palla da cui nasce il pari e sbilancia giustamente il Varese all’attacco: bentornato, Willy.