Varese, sabato a Villa Mirabello si incontrano scienze della Terra e letteratura popolare dell’800

Alle 16 nella Sala Risorgimento del Museo Archeologico la mostra "Visioni" dell’Università dell’Insubria. Un suggestivo e ricco viaggio attraverso immagini tratte da libri e riviste prevalentemente italiane e francesi

VARESE «Visioni. Le scienze della Terra nella letteratura popolare dell’Ottocento» è il titolo della mostra che si inaugura sabato 11 novembre alle ore 16 nella Sala Risorgimento del Museo Archeologico di Villa Mirabello a Varese, organizzata dal Centro di ricerca «Storia della montagna, della cultura materiale e delle scienze della Terra» dell’Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze teoriche e applicate, in collaborazione con i Musei Civici del Comune di Varese.

La mostra, a cura di Maddalena Napolitani e del professor Ezio Vaccari, è stata realizzata nell’ambito del progetto Prin 2017 Material and visual culture of sciences, a longue durée perspective – Unità di Ricerca dell’Università dell’Insubria e si potrà visitare sino al 10 dicembre da martedì a domenica ore 9.30-12.30 e 14-18 con ingresso libero (info 0332.255485).

Il percorso espositivo esplora la cultura visiva legata alle scienze della Terra nella seconda metà dell’Ottocento, attraverso numerose immagini tratte da libri e periodici dedicati alla cosiddetta “scienza popolare”. Il XIX secolo conosce notevoli progressi in ambito scientifico, tecnico e industriale: ne consegue una divulgazione scientifica senza precedenti che si traduce con una vera e propria “esplosione” di libri e periodici destinati a un vasto pubblico, sempre riccamente illustrati. A queste pubblicazioni si accompagnano le spettacolari messe in scena delle Esposizioni Universali, anch’esse diffuse da illustrazioni di giornali, fotografie e locandine.

In questo contesto di fermento scientifico e culturale, le scienze della Terra si prestano, più di altre discipline, ad essere illustrate e “rappresentate”. Tra i soggetti più frequenti e più popolari si incontrano per esempio visioni fantastiche del cosiddetto tempo profondo o deep time, un mondo “preistorico” rivelato dai progressi della paleontologia; immagini di luoghi lontani scoperti durante le grandi esplorazioni geografiche che conoscono altresì la loro epoca d’oro; alte montagne e suggestive eruzioni vulcaniche, il mondo sotterraneo delle miniere e dei minatori. Queste immagini sono dei veri e propri palinsesti visivi: da un lato, integrano modelli iconografici a carattere scientifico sviluppati nell’ambito della produzione manualistica della prima metà del secolo (carte geologiche, disegni tecnici, riproduzioni grafiche di fossili); dall’altro, persistono i modelli pittorici preesistenti e contemporanei.

La mostra riproduce immagini tratte da libri e riviste prevalentemente italiane e francesi: in particolare i periodici «La scienza per tutti» (1879) e «La science populaire» (1880), o libri come il celebre «Viaggio al centro della Terra» (1864) di Jules Verne e «Il Bel Paese» (1876) del geologo italiano Antonio Stoppani. Vengono quindi presentati i modi di circolazione di queste nuove rappresentazioni visive nell’ambito del rapporto tra la storia delle arti e la storia delle scienze. La mostra invita a un viaggio attraverso queste immagini, la loro evoluzione e le narrazioni visive e plastiche che le scienze della Terra ispirano ancora oggi, invitandoci a riflettere sulle questioni ambientali dei nostri giorni.

Per informazioni: [email protected] e [email protected].

  • Nella fotografia allegata: «Dura Antiquior» (L’antico Dorset, Inghilterra, 1830), acquerello di Henry de la Beche conservato al National Museum Cardiff