Sicuro sul colpo di testa di Giulio (unica occasione loro a parte il palo e l’1-1, su cui sarebbe servito un miracolo).
Schiattarella è un cliente difficile: lo sfida con intraprendenza e gamba. Se sbaglia, ritorna. E poi spinge, accompagna, soffre. Straripante.
Nonostante domani alle 23 possa essere in un’altra squadra, gioca come se esistesse solo il Varese. Due sbavature prima e dopo il loro gol.
Lui su Ebagua ed entro la finisce qualcuno ko, come Rocky contro Ivan Drago. Ma Rocky alla fine è lui. In coppia con Rea, nonostante siano due gigantoni, chiudono bene. Corazza, forza e umiltà da Varese.
Forse subisce un po’ la prima e la paura, Catellani lo punta spesso.
Se gli lasci un metro, illumina. Mette una palla a Neto che vale il prezzo del biglietto: esperienza, qualità, mai egoista. Un Barolo del 1983.
Secondo gol in carriera in B e con la maglia del Varese (154 presenze). Eterno, infinito: non muore mai.
Petto, gambe, testa: si butta dentro con tutto se stesso, trascinando e trascinando.
Sprizza allegria, punta l’uomo con coraggio, ha lo spunto e la zampata. Litiga con Lupoli, gli strappa la palla del rigore e la mette dentro: questo ha voglia. Sembra Rivas.
Dopo 10 minuti i soloni sparano: “Altri 5 ed è stirato”. Invece ne ha fatti altri 75 con giocate sublimi come quella del rigore procurato.
È vivo, il cuore lo mette sempre, crede poco nel gol: perché, ha un gran tiro?
Entra e inizia l’azione del gol, verticalizza, calcia e fa girare la squadra. Il vero Barberis.
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