VARESE Solo 49 procedimenti per sfruttamento della prostituzione in due anni, 2008 e 2009. Troppo pochi, in una provincia come Varese. È un dato che colpisce, quello presentato dal Gruppo Mares nella conferenza di sabato a Castiglione Olona, nell’ambito dell’iniziativa “Love for sale”, in corso al Castello di Monteruzzo. L’avvocato Jacopo Arturi, tra i volontari del Gruppo Mares, non vuole trarre conclusioni, ma di una cosa è sicuro: «i dati della procura riflettono una situazione paradossale.
I procedimenti per sfruttamento della prostituzione in provincia sono pochissimi, soprattutto rispetto a quello che associazioni come la nostra riscontrano nella loro attività».
Il tradatese Gruppo Mares, infatti, è una unità di strada che opera nella zona di Pianbosco e sulla Lomazzo-Bizzarrone, in provincia di Como: i volontari incontrano sulle strade le ragazze costrette a prostituirsi, per cercare di dare loro un’occasione per uscire da una condizione di schiavitù. O, almeno, un momento di normalità. L’altra realtà che opera in questo campo in provincia è Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione. «Lavoriamo sulle strade che attraversano i boschi di Tradate e nella zona di Malpensa anche in appartamenti. Incontriamo circa 150 ragazze all’anno, ma il nostro dato è parziale. – racconta Ivan Rescalli, operatore dell’unità di strada della Cooperativa varesina – non è possibile quantificare, infatti, quante siano le ragazze che vengono sfruttate nei night, nei centri massaggi, e in altre realtà che non riusciamo a raggiungere». Il dato reale delle ragazze sfruttate, quindi, è sfuggente ma, secondo i volontari di Mares e gli operatori della Cooperativa, i dati della Procura riflettono una situazione allarmante. «Così pochi procedimenti – dicono i volontari di Mares – danno l’idea che un crimine odioso a Varese resti pressochè impunito».
I motivi di questa incongruenza, però, sono molto concreti. Le forze dell’ordine che si occupano delle indagini parlano di poche denunce e poche segnalazioni: le ragazze hanno troppa paura. Non solo: una volta partite le indagini, spesso le conclusioni non arrivano per la cronica mancanza di risorse. Le bande di sfruttatori, infatti, sono quasi sempre composte da stranieri. Per provare il crimine, è necessario non solo intercettare le telefonate, ma anche trovare l’interprete adatto, in grado di capire il gergo usato. Ma ogni tanto una buona notizia c’è: lo confermano i Carabinieri di Tradate che, grazie a “Jessica”, una minorenne nigeriana, nel 2010 hanno smantellato l’organizzazione che la costringeva a “battere” a Pianbosco.
Chiara Frangi
e.marletta
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