Varese terra di “ecomafia” Rifiuti e cave nel mirino

VARESE Varese, terra di ecomafia. La provincia è la protagonista degli illeciti ambientali più clamorosi dell’ultimo anno in Lombardia, dal business dei rifiuti a quello del cemento. Lo scenario a tinte fosche, tra gravi danni all’ambiente e infiltrazioni della criminalità organizzata, emerge dal Rapporto Ecomafia 2010 di Legambiente presentato ieri a Milano, che rilancia le preoccupazioni in vista dei grandi appalti dell’Expo 2015.A guardare solo i numeri, il Varesotto non è in cima alla lista dell’illegalità, anche se 19 infrazioni accertate nel 2009 nel ciclo dei rifiuti (con 8 persone denunciate e un sequestro) e 21 nel ciclo del cemento (con 25 persone denunciate) non sono da sottovalutare. A destare preoccupazione però sono i singoli casi, che svelano l’esistenza sul territorio di un malaffare che coinvolge “colletti bianchi”, imprenditori e, più o meno indirettamente, la criminalità organizzata. È a Fagnano Olona, ad esempio, che ha preso le mosse lo scorso anno l’operazione “Replay”. Quella che ha portato in carcere con l’accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, falsità documentale e riciclaggio, tra gli altri, Salvatore Accarino, “il Re dei rifiuti” legato alla famiglia siciliana di Giuseppe Onorato, che agiva attraverso una società di Olgiate Olona. L’azione dei carabinieri ha prodotto 10 arresti, 41 indagati, il sequestro di 2 impianti di smaltimento e 7 società: è stata scoperta una base di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi provenienti dalla bonifica della cartiera (con terre contaminate da idrocarburi, metalli pesanti e scarti di cantieri edili) trattati solo sulla

carta per finire in due siti di smaltimento a Legnano e a Briona, nel novarese. Sempre in provincia, poi, la procura di Busto ha coordinato l’operazione “Rewind” condotta dai carabinieri del Noe di Milano, che ha portato alla condanna con patteggiamento di Mario Chiesa. L’ex “mariuolo” di Tangentopoli «si era riconvertito in trafficante di rifiuti» con una società che gestiva, «con modalità fraudolente, le attività di trattamento/smaltimento delle terre di spazzamento stradale».Ma clamoroso è anche il caso del parco del Ticino, dove il business del cemento si è intrecciato con quello dei rifiuti. Il 1 marzo, a Lonate Pozzolo, gli agenti agenti coordinati dalla procura di Busto hanno sequestrato una delle più grandi cave della provincia, da cui sarebbero stati asportati abusivamente almeno 450 mila metri cubi di sabbia e ghiaia in 2 anni. E nelle buche venivano sepolti rifiuti anche pericolosi. «La provincia di Varese è ancora una volta teatro dello sfruttamento indiscriminato del territorio, di un delitto contro l’ambiente e la collettività» conclude Legambiente. «Oltre a quanto accertato dalle indagini c’è il forte impatto sull’ambiente di un certo modo di fare impresa, che non riguarda solo le regioni del Sud dove è più penetrante la presenza della criminalità organizzata, ma che può colpire anche il cuore della ricca Varese». «Questo dato – dice Sergio Cannavò, vicepresidente regionale dell’associazione – deve indurre le istituzioni, la società civile e il mondo imprenditoriale a vigilare e predisporre strumenti di prevenzione per un Expo del 2015 a zero mafia».Piero Orlando

s.bartolini

© riproduzione riservata