Sbaglia l’uscita ed è 1-1, gli si apre la barriera ma il tiro dell’1-2 non è irresistibile, non trattiene ed è 1-3 ma la colpa è anche del 10 in pagella ad Avellino che lo ha trasformato in un dio. E invece è solo un ragazzo.
Giacomelli lo violenta perché trova di fronte un giocatore spremuto da una settimana di allenamenti e partite con l’azzurro di B Italia.
Fallo ignorante ed è la punizione dell’1-2 in mezzo a 93 minuti di lotta.
Pazienza la macchiolina su uno dei gol. Sale in cielo per diventare San Martino, poi torna giù e con due fucilate segna un gol e becca un legno. Che attaccamento alla maglia anche nell’ammonizione presa. Anima povera e sporca da Varese.
Meglio di Fiamozzi. Non è la pietra dello scandalo come urla quel tifoso (?) in tribuna che il Varese non si merita.
Dalle sue palle inattive nascono un gol e una traversa, ma sono le uniche che tocca: Marino gli impedisce di girarsi e far giocare il Varese con un pressing micidiale.
Torna il Corti di una volta perché deve fare anche impostazione – e quindi quantità più qualità, ovvero meno precisione – perché Capezzi attraversa una crisetta.
Paga la pressione della corona da re del Varese a 19 anni, o la stanchezza perché le gioca tutte da due mesi. Più interdizione che impostazione, quella che ieri ci è mancata.
Aspetta palla nella partita in cui bisogna fare il contrario. Quando fai l’esterno, devi calpestare la riga e cavalcare. Prende la punizione dell’1-0: mezzo punto in più.
Un numero e un gol, il solito Abbattista di Molfetta permette che lo picchino senza pietà, impuniti.
Non un tiro, non difende un pallone, lontano dall’azione anche quando Neto va via e cerca una spalla.
A uno come lui si chiede l’impatto che gira la partita ma tentenna e sbaglia un gol tirando alle stelle. Poi salta quattro volte l’uomo perché le qualità le ha.
Entra, ci mette la gamba ma sull’esito della partita non è né carne né pesce.