VARESE Sono 126 gli appartamenti a luci rosse nella provincia di Varese. Il dato emerge da un’indagine che ha realizzato la Cooperativa lotta contro l’emarginazione nel febbraio 2012 partendo dagli annunci pubblicati su alcuni giornali locali. Il 40% degli appartamenti si trova a Varese. «Principalmente in viale Valganna e in viale Ippodromo» dice Massimiliano Abbiati, della squadra mobile di Varese. Il 32% sono Gallarate, il 15% a Busto Arsizio e il resto sparso nel resto della provincia. Le prostitute, di età compresa tra i 20 ai 35 anni, sono sudamericane nel 28% dei casi: provengono principalmente da Santo Domingo e dal Brasile. Le orientali sono il 18%, quasi tutte cinesi.
Le italiane il 10%, un dato in continua crescita che ha superato spagnole, greche e russe. Affianco alle prostitute donne che sono l’88%, ci sono transessuali (10%) e uomini (2%). «Gli appartamenti a luci rosse sono soggetti a turnover – spiega Roberta Bettoni, responsabile della sede di Varese della Cooperativa lotta contro l’emarginazione – A distanza di tempo, chiamando il medesimo cellulare, rispondono persone diverse. Gli spostamenti garantiscono al cliente di trovare sempre novità e alle prostitute maggiori guadagni».
I clienti sono di tutte le fasce di età e di tutte le classi sociali. I rischi sanitari sono alti. Il preservativo è utilizzato nel 51% dei casi, ma il 35% delle prostitute si dice disposta a “trattare” a seconda del tipo di prestazione o aumentando la tariffa. Il 5% non lo usa del tutto.
La prostituzione, anche se indoor, è spesso amministrata dal racket. Nel 2011 un’indagine della questura di Varese ha portato a chiudere un appartamento di via Verri per sfruttamento della prostituzione.
«Le cinesi sono vittime di racket nel 100% dei casi, spesso arrivano a prostituirsi dopo essere state sfruttate nei laboratori tessili – continua Bettoni – Per le sudamericane il fenomeno è più soft: quasi tutte sono in Italia con regolare permesso di soggiorno ed esercitano la prostituzione per pagare il debito contratto per venire in Italia. Per le italiane la scelta di prostituirsi è aumentata a fronte della crisi».
La prostituzione indoor – sulla quale gravita un giro di affari che vede protagonisti anche venditori a porta a porta, inserzionisti, grafici e programmatori di siti internet – nella nostra provincia ha superato quella “di strada”. Al parco Pineta di Tradate si incontrano 20 nigeriane di età comprese tra i 18 e i 35 anni. Sui marciapiedi tra Cairate, Tradate e Gorla Maggiore ci sono circa 15 ragazze nigeriane, rumene, moldave e albanesi.
«La prostituzione su strada è quasi sempre in mano a “madame” nigeriane che gestiscono due o tre ragazze – spiega Bettoni – Le madame a loro volta spesso sono collegate a un connazionale di sesso maschile che è quello a cui vanno i soldi. Spesso intorno a queste figure gravitano anche giri di spaccio».
Se gli italiani che cercano sesso a pagamento si recano in Svizzera, nelle case chiuse autorizzate dallo Stato, gli Svizzeri altrettanto spesso vengono in Italia proprio in cerca della prostituzione da marciapiede che da loro non esiste.
La cooperativa lavora in primo luogo sulla prevenzione sanitaria. «Quando le ragazze si rivolgono a noi, spieghiamo loro che se denunciano chi le sfrutta possono ottenere il permesso di soggiorno per protezione sociale – conclude Paolo Cassani, coordinatore dell’accoglienza in cooperativa – Questa legge in Italia ha contribuito ad abbassare molto l’entità del fenomeno».
Adriana Morlacchi
e.marletta
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