VARESE «Corri, ci sono gli zii che fanno a botte». Queste le parole che Giovanni Benini ha sentito dall’altra parte del telefono venerdì scorso, intorno a mezzogiorno. Quindi la corsa verso la casa dei due fratelli della moglie Rosi: Giovanni e Massimo Basile. Purtroppo la conclusione della vicenda è nota: Giovanni ucciderà Massimo a mani nude nella casa di via del Riveccio, a Calcinate del Pesce. «Chiudo gli occhi e vedo il volto tumefatto di Massimo – racconta Benini, che abita in via Ponti, poco lontano dal luogo dell’omicidio – Spero che rinchiudano Giovanni in cella e buttino via la chiave, perché è un pericolo per se stesso e per gli altri».Terribile anche solo ascoltare il racconto dell’accaduto. «Quando ho ricevuto la telefonata ho pensato che fosse la solita lite – ricostruisce Benini – Ma una volta arrivato davanti alla palazzina ho sentito “bum, bum, bum”. Un rumore fortissimo. Consuelo (la ragazza di Massimo) mi urlava di fare in fretta: era sulla strada. Giovanni l’aveva buttata fuori e si era barricato in casa, chiudendo la porta a chiave. Io sono entrato dalla portafinestra della cucina, rompendo il cancelletto». «Massimo era steso per terra – continua Benini – Giovanni gli teneva un ginocchio sul suo sterno e gli sbatteva la testa sul pavimento. Io per fortuna sono grosso di corporatura e sono riuscito a tirarlo via. Ma il
viso di massimo era già blu, cianotico. Ho iniziato a tentare di rianimarlo. Mentre mi occupavo di lui Giovanni mi prendeva a calci e pugni: nel passato mi aveva sempre temuto, ma in quel momento si sentiva invincibile. Io avvertivo i colpi sulla schiena, ma non sentivo dolore. E’ stato solo quando ho capito che ormai per Massimo non c’era più niente da fare che sono scappato dalla finestra. Giovanni ha tentato di seguirmi, ma poi è tornato su Massimo, continuando ad accanirsi su di lui anche se era già morto. Ho pensato di morire anch’io». Benini racconta che la famiglia Basile le ha provate tutte per dare a Giovanni un po’ di serenità: «Le cure mediche e l’affetto non gli sono mai mancati. Ma lui fuori casa predicava, diceva che era il Messia e che un tocco della sua mano poteva guarire qualsiasi male. Tra le pareti domestiche, invece, cercava il conflitto. Era stato anche ricoverato in psichiatria quattro volte».«Massimo, invece, era un ragazzo d’oro. Non ha tentato neppure di difendersi dalla furia del fratello – afferma Benini – Massimo è stato fatto a pezzi, mentre Giovanni ne è uscito senza un solo graffio». E ancora: «Si sta cercando un movente: la spartizione dell’appartamento non c’entra, l’unica verità è che Giovanni è fuori di testa. Secondo me non si è reso conto di niente» conclude Benini.
s.bartolini
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