“Vi racconto mio padre Ugo Tognazzi”

BUSTO ARSIZIO Suo fratello Gianmarco è in giuria al Busto Arsizio Film Festival, e Maria Sole Tognazzi non ha voluto perdere l’occasione di venire in città per presentare oggi (con replica domani), il suo documentario dedicato a papà Ugo, «Ritratto di mio padre». Un momento non facile per i due fratelli Tognazzi che hanno in questi giorni perso l’affezionatissimo zio Valerio Bettoja, fratello di mamma Franca. «Vorrei tanto dedicare la proiezione del Baff a mio zio –

dice Maria Sole – la riuscita di “Ritratto di mio padre” si deve in parte a lui che negli anni aveva raccolto molti Super 8 con mio padre mostrato in momenti domestici, quotidiani, lontani dai riflettori. Materiale che poi ho in parte utilizzato nel film».
Sin dal titolo, si comprende il carattere intimo del documentario. «Ugo Tognazzi è un personaggio pubblico – prosegue la regista – ci sono aspetti della sua vita artistica noti alla maggior parte delle persone. Io volevo scandagliare la sfera più privata. Dal punto di vista professionale, al contrario di Gianmarco, io ho scelto di stare dietro la macchina da presa, non davanti, mi piaceva quindi ricordare anche l’Ugo Tognazzi regista, meno conosciuto dell’attore».
La struttura stessa di «Ritratto di mio padre» è originale. «Ho montato interviste a personaggi che l’hanno conosciuto e frequentato, autori con i quali ha lavorato come Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pupi Avati, Ettore Scola, Carlo Lizzani, intervallando scene dei loro film con rari “dietro le quinte” di titoli celebri quali “La marcia su Roma” e “Il federale”. E poi i Super 8 conservati da zio Valerio, alcuni dei quali realizzati a casa, con Ugo che gioca a tennis o cucina». Ecco, la cucina, grande passione dell’attore. «Sì, proverbiale la sua capacità di stare ai fornelli, anche se nel documentario Paolo Villaggio e lo stesso Monicelli perfidamente sostengono che non cucinasse bene – prosegue Maria Sole – Ugo potevi criticarlo su tutto, ma non sulla cucina. È sempre stato un gourmet curioso, bravissimo con i piatti del nord Italia, della sua terra, ma aperto anche ai cibi mediterranei. Ogni volta che tornava da un viaggio si divertiva a rifare piatti mangiati in posti lontani. Cucinava giapponese quando ancora la moda dei sushi bar non esisteva».
In «La stanza del vescovo», tratto da Piero Chiara, Tognazzi si sbizzarrisce nell’elogio della maionese, come se la passione della cucina trovasse in qualche modo sfogo anche dentro i suoi film. «È così – conferma la regista – “La grande abbuffata” di Marco Ferreri lo dimostra, così come tanti altri titoli. Credo che dal documentario traspaia bene quanto cucinare, per Ugo, facesse parte di un momento conviviale, una voglia continua di mettersi in gioco». Maria Sole Tognazzi sottolinea giustamente il poco ricordato lavoro di papà Ugo come regista, chiediamo allora quale sia il suo film preferito tra quelli diretti dal babbo. «Direi “I viaggiatori della sera” del 1979, con Ugo e Ornella Vanoni, anche se il più famoso è “Il fischio al naso”. Papà aveva uno sguardo e un approccio tipici dei registi puri, sceglieva film che mai nessuno gli avrebbe proposto di interpretare, aveva il coraggio di rischiare quando avrebbe potuto andare sul sicuro restando imprigionato in personaggi ai quali il pubblico era abituato. Pochi artisti del cinema italiano, ma anche della televisione e del teatro, sono stati poliedrici come lui».
Mauro Gervasini

f.artina

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