La questione, nella sua (sportivamente) drammatica complessità, è piuttosto semplice. Ovvero serve che in tanti facciano un piccolo passo indietro personale, per poi farne uno enorme in avanti tutti insieme.
Il futuro del Varese, se vogliamo, è tutto qui: . Chi dice che è fatta, che le trattative sono decollate e sono a un passo dalla conclusione, sottovaluta un rischio che ad oggi è estremamente concreto. Quello di un Varese costretto a ripartire dalla . Eccoci qui, dunque: la bella notizia è che c’è gente attaccata al Varese, disposta a scendere in campo per la sua salvezza, disposta a metterci dei soldi. Ma, si sa, non è mai facile. E allora occorre fare un appello, per evitare di sprecare tanto ben di Dio: pensate al bene di questa società, mettetevi insieme e poi piuttosto sulle magliette scriviamo il nome Varese e non ci si pensi più. C’è un giovane imprenditore pronto a mettere un bel gruzzolo per la squadra (attorno al mezzo milione: buttali via…), c’è chi è disposto a finanziare il settore giovanile, chi non vede l’ora di mettere mano alle sue competenze e alle sue conoscenze per dare un’organizzazione sportiva a squadra e società (, il numero uno), altri finanziatori disposti a metterci dei soldi. Quindi? Quindi serve che tutte questi soggetti, diversi tra loro per provenienza e passato ma uniti dall’amore per il Varese,. C’è tempo fino a domani, quando la potenziale cordata si troverà dal sindaco per tirare le fila e decidere il da farsi. Sarebbe davvero un peccato mandare a monte una tale concentrazione d’amore per questi colori.
La cronaca spiccia delle ultime ore, intanto. Ieri l’ex presidente si è presentato dal sindaco Fontana per illustrare il suo progetto e le persone che lo affiancherebbero, ricevendo dal primo cittadino il più piatto dei ”. Vedremo, insomma. Anche perché il nostro amato (riusciremo mai a trovare un simbolo più bello, maledizione) ha altre grane, come se ce ne fosse bisogno.
Pare infatti che uno dei (diversi) creditori abbia deciso di presentare un’, cosa che avrebbe messo in moto l’iter che porterà a una pre-udienza in tribunale (dovrebbe essere già stata fissata per la fine di agosto).
In buona sostanza, ce ne si faccia una ragione:. Il rischio è che le brutture e le nefandezze che hanno accompagnato le ultime vicissitudini si possano trascinare dietro, con loro, anche le possibilità di futuro. Bisogna prendere atto del fatto che la città, troppo frettolosamente giudicata insensibile e sorda alle esigenze del Varese, sta rispondendo. Lo sta facendo a modo suo, certo: con le preclusioni e i dubbi tipici di questa gente. Se qualcuno riuscisse nel miracolo di mettere d’accordo ogni testa, di convincere tutti a mettersi attorno a un tavolo, sarebbe fatta. E tra qualche anno parleremo di quest’estate torrida come dell’anno in cui tutto è ricominciato.