“Via il nome di mio padre da quel teatro”: l’attacco di Alessandro Gassman dopo il Remigration Summit a Gallarate

Lettera dell'attore al sindaco Cassani

GALLARATE – È bufera a Gallarate dopo il Remigration Summit ospitato al Teatro Condominio, struttura comunale intitolata da anni a Vittorio Gassman. A scatenare la polemica è stato Alessandro Gassman, che ha chiesto pubblicamente al sindaco Andrea Cassani di rimuovere il nome del padre dal teatro se simili manifestazioni continueranno a trovare spazio in quella sede.

Il messaggio, affidato a una storia Instagram, è chiaro e diretto:

«Caro sindaco leggo che nel teatro intitolato a mio padre nella vostra cittadina, ieri è avvenuta la riunione internazionale dei partiti di estrema destra europea (neo fascisti e nazisti). Se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura, manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro. Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti. Grazie».

Una presa di posizione netta, condivisa da molti cittadini e da esponenti politici locali, che hanno definito l’evento “un oltraggio” al significato culturale e simbolico del teatro. La struttura, seppur a gestione privata (Melarido Srl), è comunale e la sua concessione ha sollevato interrogativi sul ruolo dell’amministrazione nella vicenda.

Alessandro Gassman non è legato solo simbolicamente al teatro: nel 2008 ricordava di averci recitato più volte. L’intitolazione al padre fu decisa a metà anni Duemila, alla presenza della sorella Paola, durante la riapertura del teatro.

Anche l’ex sindaco Nicola Mucci, promotore della riapertura e dell’intitolazione a Gassman, ha espresso indignazione partecipando al presidio di protesta tenutosi sabato contro il raduno dell’ultradestra:

“Quando rilanciammo il teatro volevamo un luogo di cultura e aggregazione. Mai avremmo immaginato un simile utilizzo. È un fatto grave”.

Le opposizioni consiliari chiedono ora chiarezza: vogliono capire se l’amministrazione comunale abbia avuto un ruolo nella concessione degli spazi o se la responsabilità ricada solo sulla società di gestione, che in un comunicato ha dichiarato di non poter rifiutare l’evento.

La città è spaccata, il dibattito acceso. E le parole di Gassman non sono solo uno sfogo, ma un appello a difendere il significato profondo dei luoghi di cultura, contro ogni forma di deriva ideologica.