C’è poco da fare i professori: di tattica, di estetica, di comportamento difensivo, di scelte offensive. Il calcio è molto più semplice e ha poche regole, in realtà una sola: chi fa un gol più degli altri, vince. Lo scopo del gioco e l’obiettivo biancorosso, scritto all’interno del colletto della maglia, coincidono: Vinci sempre. Il Varese lo fa e finché sarà così avrà sempre ragione: all’esordio al Franco Ossola contro
la Folgore Caratese (altra testa di serie del girone A) arriva il secondo 1-0 di fila, ancora firmato Scapini e ancora messo in cassaforte da una fase difensiva coraggiosa e umile, pratica e concreta. Qualche critica si sente, ma al triplice fischio quello che conta è l’urlo, rabbioso nella sua gioia, che si alza da Masnago: il Varese ha vinto e resta solo a punteggio pieno con la Pro Sesto.
Alla “prima” interna all’ombra del Sacro Monte non si può mancare. Dopo l’omaggio alla famiglia dell’ex biancorosso Paolo Doto, scomparso per un male incurabile ad agosto, l’Alfredo prende il suo posto e lo stesso fa, con sciarpa biancorossa al collo, il vicesindaco Daniele Zanzi; nemmeno un ex come Azzolin – tagliato dalla regola dei giovani, non certo dal cuore dei tifosi – può resistere alla chiamata. C’è tensione, perché a tutti è chiaro che la serie D non sarà una passeggiata. Soprattutto contro avversari tosti come la Caratese, guidata da un ottimo tecnico come Alessio Pala. Il piano brianzolo è chiaro: aggressività (e anche diversi falli, soprattutto su Giovio) e motore subito a giri alti per provare a pungere subito e spaventare squadra e pubblico avversari. Così, l’avvio è blu: Simeri scippa Becchio e serve Di Renzo, che impegna Pissardo (2’), Vaccaro dal limite incrocia a lato (5’), Moreo entra duro per la terza volta su Giovio, a terra (11’).
Serve un segnale, lo dà capitan Luoni al 16’, con un pestone a Simeri e un messaggio: «Al Franco Ossola, così, non si fa…». È la chiamata alla carica: sinistro di Giovio, servito da Becchio, deviato in angolo; dalla bandierina va Calzi, palla messa fuori e missile ancora di Giovio nuovamente spinto oltre il fondo da una deviazione (19’). Astuzia e cinismo: al Varese non mancano. È il 23’ quando Lercara conquista una punizione sulla trequarti destra e Calzi, dopo le due prove tecniche dalla bandierina, fa partire un cross tagliatissimo che piove sul dischetto dove irrompe come una furia Scapini: il bomber si attorciglia in tuffo e, da fenomeno, indirizza di testa verso l’angolino lontano, dove Olzak non può arrivare. Corsa a braccia aperte sotto la tribuna e quarto gol in quattro partite per il numero 9.
Lo spartito è lo stesso di Cuneo: dopo il colpo, mentre dalla curva si alza un saluto personalizzato al presidente avversario, il Varese tiene e gira il pallone, costringendo la Folgore a consumare energie. L’unica nota di cronaca è il forfait di Calzi (sospetto stiramento), tra i migliori fino a quel punto. Al suo posto comunque c’è una garanzia, Bottone (44’). Non è finita, ovviamente. C’è un intero tempo da gestire. Ma il Varese sa farlo e tiene sull’attenti la Folgore:
colpo di testa in equilibrio precario di Lercara bloccato da Olzak (9’), tentativo di assist di Giovio che, complice la clamorosa indecisione del numero 1 brianzolo, si appoggia sulla traversa (10’), sinistro a fil di palo di Becchio dopo una zingarata in fascia destra (14’). Intanto il muro varesino aggiunge mattoni e la curva, espondendo lo striscione realizzato dai bambini durante la festa del giugno scorso, spiega l’orgoglio di essere biancorossi: «Ma quale serie A, tifa la squadra della tua città».
La gara andrebbe chiusa, questa sì una colpa biancorossa. Ma al 28’ l’estirada di Lercara è disinnescata con un miracolo da Olzak, mentre al 36’ è il gioiello della cantera varesina a colpire malissimo dal cuore dell’area con l’esterno. Nel finale sbuca uno sgradito protagonista, il direttore di gara, che Masnago non perdona sotterrandolo di fischi: incredibile il rigore non dato al 40’ a Cusinato, la cui maglia diventa una XXL dopo essere stata tirata con foga (e ingenuità, non punita) da Perego. La tribuna ruggisce e cammina verso le panchine, sovrastando la pista. Divorata da Piraccini, al 43’, l’ultima, clamorosa occasione di chiudere i conti (assist di Scapini in piena area che l’ex Borgosesia mastica malamente in fase di stop) bisogna solo portare a casa l’1-0, con umili e solide barricate.
Il pubblico vorrebbe vedere i biancorossi alzarsi, Ferri tiene tutti stretti e compatti dentro i 25 metri: se gli avversari sono in grado di superare i continui raddoppi, bravi loro; ma serve una giocata importante. E mica sempre viene.
L’unico pertugio nel muro, al 94’, lo trova Catinali; capitan Luoni, già ammonito, non ci pensa due volte, lo mette a terra e se ne va sotto la doccia. È una sfida, una scommessa: la punizione è da posizione invitantissima, ma poi bisogna metterla. E mica sempre succede. Sulla palla ci va Simeri, col destro a giro: Pissardo è mal piazzato al centro della porta e la traiettoria del numero 9 verso il secondo è quasi perfetta. Quasi, appunto: palo pieno, spazzata della difesa e triplice fischio, con il Varese che nel tabellino ha un gol più degli avversari. Obiettivo raggiunto. Avanti così.
: nel pt Scapini al 23’.
: Pissardo; Talarico, Luoni, Ferri, Bonanni; Gazo, Calzi (Bottone dal 44’ pt); Lercara (Cusinato dal 38’ st), Giovio (Piraccini dal 31’ st), Becchio; Scapini. A disposizione: Bordin, Simonetto, Granzotto, Rolando, Salvatore, Consol. All. Ramella.
: Olzak; Francescutti, Perego, Colonna, Derosa (Damiano dal 38’ st); Vaccaro, Moreo (Pontiggia dal 20’ st), Catinali; Laringe (Antonucci dal 1’ st); Simeri, Di Renzo. A disposizione: Cavana, Concina, Puccio, Concato, Cigliano, Guercilena. All. Pala.
Trischitta di Messina (Colasanti di Grosseto e Varrà di Siena).
Spettatori: 1329 (abbonati 966, 363 paganti). Espulsi: Luoni al 49’ st per somma di ammonizioni, Francescutti (F) al 51’ st per reazione su Cusinato. Ammoniti: Becchio e Gazo (V); Perego (F). Angoli: 7-4; fuorigioco: 2-1; tiri (in porta): 10 (5) – 8 (5); falli: 17-19; recupero: 2’ + 7’.