VARESE – Il prossimo 1° ottobre 2025, nell’aula magna Granero Porati, dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, in via Dunant, si terrà l’evento formativo intitolato “Violenza filio-parentale: ruolo dei Servizi e delle Istituzioni”, con l’obiettivo di sensibilizzare e approfondire un fenomeno ancora poco visibile, ma in crescita, che riguarda la violenza dei figli nei confronti dei genitori.
La giornata, organizzata dalla dott.ssa Emanuela Coerezza, Dirigente Psicologo della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di ASST Sette Laghi e coordinata dal responsabile scientifico Prof. Cristiano Termine, Direttore di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di ASST Sette Laghi, si propone di implementare strumenti e strategie efficaci per riconoscere e arginare questa forma di maltrattamento spesso sommersa, ma dalle implicazioni sociali e relazionali profonde.
“Con il termine violenza filio-parentale si intendono tutti quei comportamenti intenzionali, ripetuti e maltrattanti posti in essere dai figli verso i genitori. – Spiega il Prof. Cristiano Termine – Si tratta di una dinamica complessa e delicata, spesso legata a difficoltà evolutive tipiche dell’adolescenza, che si inseriscono in contesti familiari caratterizzati da stili educativi estremi, autoritari o eccessivamente permissivi. La mancanza di confini chiari e di una comunicazione efficace può infatti facilitare l’emergere di atteggiamenti aggressivi e oppositivi da parte dei figli. Il sistema
giudiziario minorile è spesso chiamato a intervenire in situazioni dove il minore, pur essendo autore di comportamenti devianti, necessita di un’attenta valutazione del contesto familiare che ha contribuito alla genesi di tali azioni. Un ostacolo rilevante nella gestione e nell’emersione di questi casi è la vergogna provata dai genitori, che genera isolamento e silenzio. Questo sentimento potente paralizza spesso le famiglie, impedendo loro di denunciare o di chiedere aiuto, e alimenta il timore del giudizio sociale e la percezione di un fallimento genitoriale”.
Proprio per questa combinazione di fattori, stili educativi inadeguati, difficoltà relazionali ed emozioni bloccanti come la vergogna, solo una piccola parte dei casi raggiunge l’attenzione dei servizi sociali, delle autorità o della stampa. Ciò che viene alla luce pubblicamente è infatti solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più diffuso, ma nascosto da un diffuso clima di silenzio e rimozione, spesso autoimposto dalle stesse vittime.
L’evento del 1° ottobre rappresenta quindi un momento cruciale per riflettere, informare e potenziare la rete di protezione e intervento attorno a questo fenomeno, coinvolgendo operatori sociali, istituzioni e professionisti del settore.