New York, 23 mag. (TMNews) – Dopo la super-Ipo al Nyse di LinkedIn, con il titolo che ha più che raddoppiato il proprio valore nel primo giorno di contrattazioni toccando il massimo intraday di 122,70 dollari per azione, altri social network, come Groupon e Facebook, pensano di seguire la stessa strada. Ma se l’interesse degli investitori non è giunto inaspettato, qualcuno già comincia a parlare di una nuova bolla tecnologica, mettendo in guardia sui possibili rischi collegati a speculazioni eccessive.
Secondo il Financial Times, il titolo questa settimana potrebbe essere messo sotto forte pressione proprio per l’attenzione dei trader più aggressivi, pronti a scommettere sul calo di LinkedIn. Il ribasso del titolo a Wall Street (alla soglia di metà giornata cede il 9 per cento circa, a 85 dollari per azione) sembra oggi associato alla generalizzata debolezza del mercato azionario, con i tecnologici che cedono più dell’1,7 per cento, ma gli osservatori attendono comunque un assestamento nel corso delle prossime sedute. “Nel breve termine si assisterà a un calo, perché c’è stato un eccesso di acquisti”, dice Timothy Murphy di Trade Monitor Idea, piattaforma che raccoglie le raccomandazioni dei broker e le rende diponibili per oltre 170 hedge fund.
In generale, anche se gli investitori già da tempo mostravano grande interesse per le società della Silicon Valley, era inevitabile che qualcuno parlasse di una nuova bolla tecnologica, proprio nel momento in cui gli americani cominciano a lasciarsi alle spalle la crisi del 2007-2009, causata per larga parte dall’esplosione della
bolla immobiliare. “Chi avrebbe immaginato che la maggiore preoccupazione, solo due anni dopo la crisi, sarebbe stato il rischio di una bolla? Eppure è proprio questo il timore sul setore tecnologico, come risultato di un ritorno alla fiducia”, ha detto nei giorni scorsi l’ex segretario al Tesoro americano Larry Summers.
L’Ipo di LinkedIn è stata del resto la maggiore dal debutto di Google nel 2004 e non può che riportare alla mente lo sbarco in Borsa di Netscape Communications nel 1995: fu proprio questo l’evento che aprì la porta all’ondata di Ipo nel settore delle cosiddette dot-com, come Webvan Group e Amazon.com. Nell’attesa di altri sbarchi in Borsa – da Zynga a Groupon e alla stessa Facebook – i social media sono la nuova frontiera della creazione di ricchezza, una fucina da cui sta uscendo la nuova generazione di milionari e miliardari. Tuttavia, i nuovi ricchi della Silicon Valley, a differenza dei loro predecessori degli anni Novanta, hanno una lezione da cui imparare per non ritrovarsi, a un certo punto più o meno distante, con un pugno di azioni senza valore e debiti incalcolabili.
I nuovi “dot-commers”, come qualcuno li comincia a chiamare, sono più orientati a proteggere il proprio denaro, anche vendendo una parte dei loro asset. “I nuovi ricchi hanno la possibilità di fare le cose per bene fin dall’inizio, perché sanno come potrebbe andare a finire”, dice Chris Sheldon di Bny Mellon Wealth Management, società di gestione patrimoniale. Insomma, se negli anni Novanta il messaggio era “rischia e guadagna”, oggi il nuovo mantra sembra “proteggi e preserva”, come sottolinea il Wall Street Journal.
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