«Young, sparami pure. Io non muoio»

Eyenga se la vede con il cannoniere del campionato domani sera a Caserta: «Difendere mi fa godere». Il Poz: «Loro non hanno mai mollato, potevano vincere a Venezia e Milano. Io non sono una meteora»

Domenica scorsa, nel match del PalaWhirlpool contro la Granarolo Bologna, ha fatto letteralmente sparire dal campo il temutissimo Allan Ray. Nessuna illusione, solo pura realtà: Christian Eyenga, il mago della difesa biancorossa, ha già messo nel mirino il suo prossimo obiettivo. «Caserta può vantare il miglior realizzatore di questo campionato, Sam Young, e io domani farò di tutto per fermarlo – spiega l’ala congolese, ultimo rinforzo della Openjobmetis – Il Poz, fin da subito, mi ha chiesto di “accendere” la squadra dal punto di vista difensivo e questo è il mio primo e principale compito, che di solito si concretizza nel marcare stretto l’avversario più pericoloso».

Non facile il compito che attende Eyenga, così come delicata sarà per Varese la sfida del PalaMaggiò, contro una Pasta Reggia determinata a conquistare, dopo 10 ko consecutivi, i suoi primi 2 punti. Missione che la squadra di Zare Markovski cercherà di portare a termine anche con l’ausilio dei nuovi innesti: il play/guardia, già visto proprio a Varese, Aleksandar Capin, e la guardia Bozhidar Avramov (per ora ufficiale il taglio del solo Gaines, accasatosi a Pesaro).

«Ma noi dobbiamo guardare soltanto in casa nostra, cercando di ripetere quanto di buono fatto nei primi due quarti contro Bologna – analizza Eyenga – Il che significa: stare concentrati al massimo, per 40’, difendere alla grande e correre quando abbiamo la palla in mano».
Il numero 31 della Openjobmetis non ha paura di vestire i panni del leader della retroguardia biancorossa. «Posso marcare dall’1 al 4 avversario, cercando di mettere il talento, che penso di avere, al servizio della squadra: il mio gioco si basa sulla difesa e tutto ciò che viene in attacco è un qualcosa in più. In Italia non mi aspettavo di trovare un livello così elevato: il gioco è molto fisico e qualunque squadra appare in grado di riaprire partite che sembrano già chiuse, se fai l’errore di abbassare la concentrazione, com’è capitato a noi nel terzo quarto contro Bologna».

«Caserta è una squadra che non ha mai dato segnali di cedimento – conferma Gianmarco Pozzecco – Potevano vincere a Venezia e avrebbero potuto farlo anche a Milano, per cui non solo non mi illudo di trovarmi di fronte a una partita facile, ma parto anzi dal presupposto che in questa serie A di partite facili non ce ne sia neanche una».
Anche perché Varese ha avuto una settimana di preparazione non priva di intoppi. «L’influenza ha colpito Callahan, poi anche Daniel, e ieri in allenamento si è fatto male Robinson, quindi posso ben dire che siamo stati condizionati parecchio, a fronte di un’avversaria che ha aggiunto giocatori al suo roster: e i nuovi arrivi portano sempre freschezza ed entusiasmo».

In dieci giornate, Varese ha viaggiato sulle montagne russe, dal picco iniziale di esaltazione alla caduta precipitosa nel ciclo nero di sei sconfitte, fino alla recente risalita. «Quello che abbiamo vissuto contro Cantù penso sia impagabile: vale forse quanto l’aver vinto un trofeo – afferma il Poz – È chiaro che non ci appaga, ma intanto è lì. Rivivrei quel momento allo stesso modo, pur sapendo delle aspettative maggiori che una vittoria del genere ha poi portato con sé: io non mi considero una meteora a Varese, sono qui per costruire qualcosa e non devo fare l’errore di pensare che la pallacanestro sia come una gara sui 100 metri, perché in realtà è una maratona». Un percorso lungo il quale può capitare di dover mettere in discussione le proprie scelte, anche sugli uomini selezionati per far parte del gruppo. «Parto dal presupposto che a me non piace cambiare – dice il Poz – Comunque sia, chi fa sport sa bene che quando le cose non vanno per il verso giusto si è tutti chiamati a risponderne e bisogna essere in grado di dare il massimo anche in quelle situazioni».