«Zeaiter ha messo soldi veri invece di assegni falsi. E qui non siamo verginelle»

Il dg D’Aniello parla di tutto per un’ora e mezza, noi lo incalziamo sul neo padrone. Alì, già in carcere ai Miogni, patteggiò 4 anni per truffa e associazione a delinquere.«Perché è entrato? Per business. Non ditemi che il thailandese del Mi

Ieri il direttore generale Giuseppe D’Aniello ha affrontato tutti gli argomenti della stagione più disgraziata nella storia del Varese e, soprattutto, ha parlato della persona che in questo momento è sulla bocca di tutti: il neo proprietario al 97%, il misterioso libanese Alì Zeaiter, che avrà come vice presidente il siciliano Massimo Trainito (TS Gomme). Mettendo davanti a tutto ciò che veramente conta per il presente e il futuro del Varese, partiamo proprio da loro e dalle domande anche scomode (ma la verità fa sempre bene) che «La Provincia» ha posto al dg.

«Alì si era già presentato l’anno scorso a Nicola Laurenza – dice D’Aniello – Tre mesi fa è ritornato da me insieme a Massimo Trainito, uno degli sponsor biancorossi attraverso Ts Gomme – non so se hanno interessi o imprese in comune – e per prima cosa gli ho chiesto: perché vuoi il Varese? Mi ha risposto: voglio fare business, avere dei guadagni. Che sia stadio, che siano plusvalenze o vendendo il brand societario, ve lo diranno loro. Io non credo a chi mi dice solo che ha questa squadra nel cuore. In tutte le società si arriva per avere un ritorno degli gli investimenti. Non ditemi che il thailandese del Milan è tifoso».

Lei ha verificato la serietà, l’attendibilità e la presentabilità di questa persona? Ha trovato nella sua storia qualcosa di strano? «Ho visto quella cosa sul commercio di auto che è girata sui siti, in cui lui è parte lesa, a quanto mi dicono i suoi avvocati». Quindi si è posto un problema morale?

«Usando una frase del buon Antonio Triveri – “non siamo delle verginelle innocenti”- ciò che dite non rientra se non marginalmente nella mia considerazione. Mi interessa che davanti al notaio abbia messo quattrini veri, che non sono assegni falsi: potevo avere anche paura, avendo letto qualcosa… Invece ho appurato che è tutto vero».

«Anche perché, se dovessi fare un passo indietro, facendo lo screening a tutti partendo da Berlusconi…».
Qui interrompiamo D’Aniello, ricordandogli che – a differenza di Alì – Berlusconi non è stato in carcere ai Miogni (cella numero 5, sappiamo anche con chi) con l’accusa di truffa e associazione a delinquere, provocando la replica del dg: «Non voglio sapere dei Miogni perché se partiamo da Rosati e arriviamo a Sogliano…».

Lo interrompiamo di nuovo, dicendo: “Sogliano non è mai stato in carcere!”, e lui replica: «Eh ma ci sono dei reati importanti…». D’Aniello: «Non penso che il carcere sia motivo di valutazione della solidità e della pulizia di una persona». La Provincia: «E allora perché Alì è stato ai Miogni?». D’Aniello: «Per me se il reato è di bancarotta o qualcos’altro…». La Provincia: «Le stiamo chiedendo tutta la verità perché ha avuto un rapporto diretto con il nuovo proprietario. Che ha patteggiato, leggendo gli atti della procura di Milano: quindi, ha ammesso il reato». D’Aniello: «Non facciamo altri esempi o nomi perché è antipatico, ma anche voi sapete dei 200 milioni per le cooperative, anche lì si è patteggiato… (si riferisce a Sogliano? ndr). Vigorito del Benevento, Gozzi dell’Entella sono stati in galera». La Provincia: «Noi non vogliamo presidenti del genere, soprattutto dopo quello che è successo l’ultimo anno. Vogliamo sapere tutto».

D’Aniello: «Anche io le mie indagini le ho fatte, perché in questa cosa mi sto giocando tutto. Ho pesato i fatti e ho ritenuto opportuno andare avanti nell’operazione». La Provincia: «Il neo proprietario al 97% ha patteggiato 4 anni e 12.500 euro dopo essere stato accusato di truffa e associazione a delinquere: la sentenza è definitiva e pubblica. Lei sapeva o no di questa cosa? E, se lo sapeva, perché portarlo al Varese?».
D’Aniello: «I suoi legali ci hanno dato tutte le risposte e i chiarimenti che volevamo: lui è parte lesa. Ha dato le garanzie economiche e quindi, pesando sul piatto della bilancia tutto, abbiamo pensato di affidargli il Varese». La Provincia: «Il fatto che lui possa garantire questi soldi ha pesato più che sia un pregiudicato in attesa di scontare la pena, eventualmente ai servizi sociali per evitare il carcere? Non pensa che questo potrebbe rivelarsi un danno d’immagine per il Varese?». D’Aniello: «No. Una persona che ha avuto o che ha dei problemi, non penso che non possa essere a capo di una società. Affidiamo a lui il Varese perché dà garanzie e solidità per un progetto. Fine».

Capitolo-cessione. «Il 14 maggio – dice D’Aniello – c’è stato il passaggio davanti al notaio Rovera di Gavirate per ripianare le perdite e ricapitalizzare. Poi il 2 giugno davanti al notaio Ciancico di Catania è stato fatto un ulteriore passaggio di ricapitalizzazione con i soldi dei nuovi soci: 97% Alì Zeaiter, 3% Nicola Laurenza, che rimane come sponsor del settore giovanile (500mila euro per 5 anni), quindi comparirà sulle maglie dei ragazzi. Nicola non avrà ruoli nel cda: le cariche di presidente e amministratore delegato sono di Alì, vice presidente Massimo Trainito, consigliere con delega ai rapporti istituzionali Silvio Papini. Ho intenzione di chiedere a Spartaco Landini di fare il consigliere con delega alla parte sportiva. Io rimetto il mio mandato nelle mani del nuovo cda e saranno loro a decidere».
A proposito di futuro, prosegue D’Aniello: «Hanno anche alle spalle finanziatori/sponsor che supporteranno la loro avventura. Ma intanto, a differenza del pakistano, prima hanno messo i soldi e poi si presentano. Tutti questi elementi mi fanno pensare positivo. Non voglio condannare una persona solo per il suo passato ma guardo ai progetti che ha.
Il pool dei loro professionisti ha base a Catania dove è stato aperto il conto corrente con i soldi della ricapitalizzazione e della fidejussione per l’iscrizione al campionato. Hanno presente sia le cifre dei debiti (6 milioni 800mila con l’erario, che il loro commercialista proverà a dilazionare negli anni, e 1 milione e mezzo di euro con i fornitori con i quali siamo in parola per una rateizzazione) sia i costi per la stagione. Per arrivare alla prima scadenza del 25 giugno (vanno pagati emolumenti e contributi ai calciatori) servono 2 milioni e 400mila: in questa cifra sono compresi gli 864mila già versati per la ricapitalizzazione e i 400mila della fidejussione per l’iscrizione alla Lega Pro. Poi servirà il budget per la nuova stagione: 2 milioni o 3? Dipende dal tipo di squadra. Abbiamo comproprietà da discutere per avere una liquidazione o riavere il giocatore (Moreo/Entella, De Luca/Atalanta, Miracoli/Genoa, Dondoni/Novara, Tremolada/Inter). Il controriscatto di Capezzi ci porterà 250mila euro. Abbiamo poi la valorizzazione per aver fatto giocare gli under dai club di A: ci arriveranno 70 mila euro (Capezzi), 40 mila (Simic), Capello (15 mila), Galliani delle giovanili (40 mila). Dovremmo incassare una cifra totale attorno ai 2 milioni, se avremo la fortuna di concludere le operazioni come vorremmo».

E ora? «La mia porta è sempre stata aperta, ci ho messo la faccia perché non sono né un eroe né un fenomeno. Non ho il sangue biancorosso ma questo è il mio lavoro: se un giorno andassi al Milan, all’Inter o alla Juve, quella sarà la squadra del mio cuore. Rimetto il mandato e non eserciterò l’opzione di conferma, dipende dai nuovi».