Ha preso la Triestina nel maggio scorso, l’ha prima salvata dal fallimento e successivamente l’ha salvata sul campo dalla retrocessione in Eccellenza. Ora Mauro Milanese si gode il primo posto nel girone C, un po’ a sorpresa, ma da buon lupo di mare, non si lancia troppo in avanti e si gode ciò che il giorno gli regala. Dietro di lui, il Mestre di un altro ex, Gianpietro Zecchin, non molla la presa.
Siamo partiti forte, al di sopra delle nostre aspettative. Sei vittorie ed un pareggio, un segnale importante che dà convinzione. Pensavo ci volesse più tempo per trovare il giusto amalgama: sulla carta sapevamo di aver preso calciatori forti ed un mister di valore, però è sempre il campo a parlare. Ora stiamo trattando la Triestina come se fosse una squadra di professionisti, perché è questo ciò che merita. Siamo stati in ritiro quest’estate, abbiamo deciso di seguire in maniera dettagliata ciascun giocatore a livello medico. Sono stati mesi impegnativi, in cui però c’è sempre stata trasparenza, abbiamo saldato i debiti esistenti. Fa piacere ora essere ricompensati sul campo.
L’anno scorso c’erano duecento persone a vedere la Triestina, ora vengono 4mila tifosi ogni partita. Giochiamo in uno stadio bello, fatto per il calcio, che però è grande. So che Trieste può fare ancora di più, però i giocatori ogni volta che attaccano sotto la curva, sentono il calore della gente, un entusiasmo che ti fa percepire meno fatica.
Quel Zecchin mi sembra di averlo già sentito nominare. Il Mestre, assieme al Campodarsego ed all’Altovicentino, è una delle squadre più attrezzate del girone. Noi siamo una sorpresa, perché abbiamo tante novità. Il Campodarsego, in cui ha giocato Zecco l’anno scorso, arrivò secondo dietro il Venezia, il Mestre invece ha investito molto e punta a vincere.
Un po’ mi spiace per Ramella, che è una persona affezionata al Varese. Però Ciccio è un amico, sono felice per lui. Il Varese come la Triestina ha una storia importante, sarebbe bello tornare a braccetto insieme tra i professionisti.
Dall’altra parte della barricata c’è Gianpietro Zecchin, una vita in maglia biancorossa, con il 24 sulle spalle, a disegnare il campo con il suo mancino. Dopo la separazione con il Varese, un lungo calvario per l’operazione alla caviglia ed il timore di non poter più tornare a giocare. Ora, invece, un orizzonte diverso con la maglia del Mestre: Zecco è secondo in classifica, a 18 punti, uno in meno della Triestina, e ha già segnato tre reti.
Bene, mi sono operato alla caviglia alla fine dell’avventura a Varese, sono rimasto fermo dieci mesi. Alla fine però le cose sono andate per il meglio: ho ripreso l’anno scorso al Campodarsego, ora sono qui a Mestre.
Sì, la rosa è attrezzata molto bene proprio perché si vogliono fare le cose nella maniera giusta, l’intenzione è quella di arrivare più in alto possibile, di andare in Lega Pro. Siamo una buona squadra, lo stiamo dimostrando.
No, io e Mauro non ci siamo ancora sentiti. Però questa è una bella sfida, anche se chiaramente da qui al 4 dicembre è ancora molto lunga e non so come andremo a finire. Ora però la classifica dice questo, sarebbe un bel testa a testa.
Sì, sempre. Riesco a leggere i giornali, so tutto di ciò che accade dalle vostre parti. Sono rimasto molto in contatto con Neto, che non è a Varese ma è come se fosse adottato lì.
Faceva l’allenatore in seconda nella stagione in cui abbiamo lavorato assieme, sulle qualità da allenatore posso dire poco, però è un’ottima persona con cui ho avuto un rapporto splendido.
Siamo stati compagni a Ravenna, poi l’anno scorso lui al Venezia ha vinto il campionato, io sono arrivato con il Campodarsego. Lui è varesino, ha scelto di avvicinarsi a casa perché alla nostra età queste scelte ci stanno. Altrimenti ci saremmo ritrovati di nuovo, visto che era vicino alla Triestina.