Guard-rail “ghigliottina” sulla nuova tangenzialina

VARESE (f.man.) Motociclisti, le ghigliottine son tornate. O meglio, per restare in rima, non se ne sono mai andate. Sarà anche abusata, ma per la definizione di «guard rail ghigliottina» non è ancora tempo di finire in soffitta e la tangenzialina appena aperta a Varese conferma il trend: con sorpresa dei motociclisti della provincia la nuova opera tanto voluta e tanto ben accolta da tutti è sprovvista delle strutture di sicurezza per chi viaggia su due ruote.

Vanno installate sotto al livello del guard rail e servono a proteggere il malcapitato che dovesse scivolare dai paletti che lo sostengono. I suddetti paletti normalmente sono anche affilati, e il rischio, lo ricordiamo, è tutt’altro che teorico: finirci contro significa spesso ritrovarsi con la testa o uno degli arti falciati, letteralmente. Eppure soltanto un anno fa il Coordinamento Motociclisti aveva ringraziato pubblicamente l’assessore provinciale alla viabilità Aldo Simeoni e il comune di Varese «per l’ascolto e per l’impegno profuso nel risolvere in tempi così brevi una problematica tanto importante», scriveva il varesino Gianni Zamperini, segretario nazionale, preso atto dell’installazione delle protezioni richieste sui primi 1.700 metri della tangenzialina soltanto sei mesi dopo la loro denuncia di pericolo. «Chiariamo una cosa – spiega Zamperini – la normalità in Italia è che tutti se ne freghino della sicurezza della gente se nessuno li obbliga a pensarci; l’anomalia invece era quella di Varese, dove qualcuno non solo ci ha ascoltato, ma ha pensato alla sicurezza dei cittadini anche dove nessuno lo costringeva a farlo». Proprio questo però ha lasciato qualche perplessità nel coordinatore dell’associazione varesina. «Quando ho visto di persona il secondo lotto della tangenziale mi sono chiesto dove fosse finito tutto l’impegno che avevano dimostrato l’anno scorso. Mi pare tra l’altro che gli enti che avevano finanziato il primo lotto, quello dove sono state installate le protezioni, siano gli stessi che si sono occupati di questa seconda parte». Per farla breve: lungo i nuovi 4,5 chilometri del secondo e del terzo lotto i paletti sporgono affilati e i grossi bulloni che fissano i guard rail al cemento a bordo strada costeggiano minacciosi il tragitto dei motociclisti di passaggio. «Non voglio scadere nelle solite banalità delle strade assassine e dei paletti killer, però questi elementi sono davvero micidiali in caso di caduta ed eravamo convinti che dopo averlo fatto notare per il nuovo ponte di Vedano il messaggio fosse passato. Non ci aspettavamo che le nuove opere sarebbero state realizzate senza gli opportuni accorgimenti».

e.marletta

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