Processo Bad boys la difesa: «Assolveteli»

LONATE POZZOLO «Per essere ‘ndranghetisti non basta la volontà dei singoli associati, serve l’avvallo della casa madre. Il vincolo associativo non si crea con le chiacchiere, serve ben altro». L’avvocato Federico Margheritti, difensore di Emanuele De Castro, si è così espresso nell’udienza del processo «Bad Boys» tenutosi ieri nel tribunale di Busto Arsizio. Oltre a lui, in aula, hanno parlato i difensori di Ernestino Rocca e Giorgio Laface, imputati a vario titolo, assieme a De Castro,

nel processo alla locale di ‘ndrangheta di Legnano/Lonate Pozzolo. L’avvocato Margheritti, nella requisitoria durata quasi due ore, ha cercato di smontare pezzo per pezzo le accuse avanzate dal pm Mario Venditti. Chiara la tesi difensiva: «Solitamente avviene un fatto, si conducono delle indagini per poi arrivare a una conclusione. Qui mi sembra che si sia partiti da una conclusione per arrivare a provare, grazie alle indagini, un’idea che si aveva già». L’idea che una serie di persone facessero parte di una locale di ‘ndrangheta. Secondo il legale, però, non ci sarebbero fatti oggettivi che provino il coinvolgimento del suo assistito in fatti criminosi. «Secondo il pm, De Castro sarebbe stato il promotore di una presunta estorsione ai danni di Giovanni Monolo. Avrebbe fissato anche le modalità operative. Allora come è possibile che per ben un anno, dal giugno del 2006 al giugno del 2007, De Castro non parli con nessuna delle persone che avrebbero attuato l’estorsione?». Stessa conclusione rispetto all’accusa di favoreggiamento per aver accolto ed ospitato due latitanti presso il Crossodromo del Ciglione. A detta di Margheritti la presenza del suo assistito in quell’occasione non sarebbe provata. Infine l’accusa più pesante, quella di associazione mafiosa di stampo ‘ndranghetista. «Ma l’ndrangheta ha regole ben precise. ‘ndranghetisti si può diventare, non ci si inventa». Nessun avvallo, quindi, da parte della casa madre. Infine la richiesta: assoluzione per non aver commesso il fatto. Stessa linea, nessuna prova della condotta criminosa e richiesta di assoluzione piena, anche per Ernestino Rocca e Giorgio Laface. L’avvocato Soldani, difensore di Laface, ha presentato eccezione di nullità riguardo alla posizione del suo assistito. Il pm Venditti si era infatti dimenticato di presentare la richiesta di pena, avanzando poi un’integrazione.
Tiziano Scolari

f.iagrossi

© riproduzione riservata