Le mani della camorra in piazza della Motta

VARESE Si è insinuata fin nel cuore più antico di Varese, in quella piazza della Motta che è un simbolo bosino per eccellenza: la camorra è anche qui, sotto casa nostra, e di questo passo rischia davvero di diventare Cosa nostra. Ci ha pensato la Direzione distrettuale antimafia di Napoli a metterci una pezza, o meglio, a mettere sotto sequestro quel locale di prossima apertura, con già l’insegna luccicante del nuovo nome, “Nexxt“, e lavori ancora in corso per riqualificare l’ex ristorante conosciuto in città come Re Carlo. Amministratore unico, indagato a piede libero, indiziato di essere un prestanome della camorra, è Enrico De Gais.

Sì, perché quell’esercizio in piazza della Motta 8 (non i muri, ma la gestione entrante) apparterrebbe ad un clan camorristico, e fa parte dei beni per cui la Dda di Napoli ha ottenuto ieri sequestri nel capoluogo partenopeo, ma anche in tutta Italia, oltre all’arresto di dieci uomini e quattro donne. L’operazione è conseguenza dell’inchiesta sul clan Lo Russo, Iorio e Potenza, nella quale è indagato anche il capo della Squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, e coinvolto, seppur non come indagato, il giocatore Fabio Cannavaro. Uno sfregio per Varese, anche e non solo, per la collocazione del locale: in piazza della Motta, proprio di fronte alla pizzeria dove la leggenda vuole che sia solito riunirsi niente lo stato maggiore del Carroccio. «Puntavano alle zone di maggior pregio in tutte le città» conferma da Napoli il pm Amato.

La città natale della Lega, insomma, di Bossi e del ministro dell’Interno Maroni, e non solo il sud della provincia, teatro delle operazioni di riciclaggio delle organizzazioni criminali. Le indagini riguardano una ingentissima attività di riciclaggio e di usura, di trasferimento di capitali in Svizzera e il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar dislocati prevalentemente sul lungomare napoletano, con filiali a Caserta, Bologna, Genova, Torino e, appunto, Varese. È di oltre 100 milioni il valore dei beni sequestrati, tra locali, appartamenti e beni vari tra cui decine di automobili di lusso. Sequestrati anche circa trenta milioni in contanti.

I locali sequestrati dalla Divisione investigativa antimafia di Napoli sono 17, tutti molto noti e frequentati. Tra essi figurano il bar «Ballantine» e i ristoranti-pizzeria «Regina Margherita» in via Partenope e «I re di Napoli», la paninoteca «Dog Out» in piazza Municipio; il ristorante «Villa delle Ninfe» a Pozzuoli. E appunto il «Nexxt» di piazza della Motta 8 a Varese, ancora in fase di ristrutturazione. «Tutti – scrive il gip che ha emesso il decreto di sequestro,

Maria Vittoria Foschini – sono nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione. Nella realtà – come dimostrato dalle intercettazioni – il potere decisionale rimane sempre saldo nelle mani degli imprenditori indagati. Spesso questi soggetti – aggiunge il gip – formalmente investiti della titolarità delle quote, hanno anche mansioni di dipendenti all’interno delle aziende, a volte anche in posizione sovraordinata rispetto al resto del personale».

Franco Tonghini

f.tonghini

© riproduzione riservata