Il Carroccio va all’opposizione E a Varese trema l’asse Pdl-Lega

VARESE La guerra nel centrodestra postberlusconiano è già iniziata.

E si combatterà anche negli enti locali. A Varese, per cominciare. Anche perché nella culla della Lega il Pdl è il primo partito e ci sono parecchi conti da regolare. Ne sono un esempio le scintille esplose in contemporanea alla crisi di governo. Con un argomento localissimo, ma paradigmatico delle divergenze di vedute tra lumbard e pidiellini, come l’urbanistica.

I lumbard non hanno dubbi: per loro, gli attacchi all’assessore all’Urbanistica Fabio Binelli sono solo una scusa per colpire il cuore del Carroccio e preparare, guarda caso con l’Udc rimasto fuori dall’amministrazione per decisione del Carroccio, i nuovi equilibri per il futuro. Un futuro dove non esiste un patto Bossi-Berlusconi che tenga unita l’alleanza Lega-Pdl a livello locale.

Ufficiosamente, i dirigenti provinciali del Pdl lo hanno ammesso: «Con la fine di Berlusconi si chiude un’era. E l’alleanza con la Lega era tenuta insieme solo da Berlusconi. Del resto, anche nel Carroccio le cose sono cambiate. Non è mai successo in vent’anni che Umberto Bossi venisse contestato a un congesso».

Parole che fanno capire come i pidiellini siano pronti a usare questa debolezza per tentare l’assalto agli enti locali.

Il primo passo decisivo saranno le elezioni provinciali 2013 (la legge votata, ammesso che non cambi, non prevede che le province cessino di esistere se non dopo quella data). Il candidato naturale, della Lega o di un’ipotetica alleanza, rimane l’attuale presidente Dario Galli. Ma il Pdl, visto che le elezioni nel capoluogo sono appena avvenute, potrebbe iniziare a rivendicare questa poltrona. Ma anche a Varese, se non cessano gli scontri, la partita è da giocare, e non è escluso che il Pdl possa provare a fare cadere l’esecutivo prima della naturale scadenza.

Il dirigente provinciale Gianluigi Lazzarini, che siede in consiglio, lo aveva detto giorni fa: «Il numero legale è mancato due volte per assenze di esponenti del Pdl. Non erano assenze casuali». E oggi, tra i lumbard, c’è chi si sente sotto assedio. «A noi va bene correre da soli – dicono – E anche loro visto che hanno già rotto l’alleanza».

Insomma, prove tecniche di boicottaggio. In più, nel partito postberlusconiano di Varese la tensione è alta tra corrente ciellina e corrente laica. E gli scontri per il predominio si traducono in destabilizzazione amministrativa, per far capire al proprio interno chi conta di più. Cielle vuole che la giunta di Attilio Fontana arrivi in fondo al mandato. L’area laica, forse per vendetta dopo il risultato di Gallarate, mira a farla cadere.

La resa dei conti sarà inevitabile anche nell’altra grande città governata dal centrodestra, Busto Arsizio. Dove il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni voleva il Carroccio solitario, e invece sotto le pressioni dei maroniani ha dovuto vedere il proprio partito appoggiare il sindaco pidiellino Gigi Farioli. Qui potrebbe essere la Lega a minare la maggioranza. A Gallarate, dove governa il Pd, l’alleanza Lega-Pdl ha già cessato di esistere da due anni, e con le ultime comunali il divario si è ingigantito. Ma la vera sfida sarà per il 2013. L’anno prossimo andranno al rinnovo solo piccoli comuni. Con un’eccezione: Tradate. Governata per due mandati dall’ex segretario della Lega Stefano Candiani, non più ricandidabile. Il problema sarà trovare una personalità forte. Tradate, oltre che roccaforte maroniana, è anche il Comune del presidente della Provincia Galli.

E lo stare all’opposizione potrebbe accelerare anche la resa dei conti interna alla Lega. Adesso che non è più ministro, Roberto Maroni può aspirare alla carica di capogruppo. A proposito di equilibri interni, un gesto di distensione arriva da Paola Reguzzoni, sorella di Marco: «Dopo attenta riflessione, per evitare strumentalizzazioni del mio cognome e ritenendo che sia il momento di unire e non di dividere – ha detto – rinuncio alla nomina di vicesegretario provinciale». «Ringrazio Canton ma, come membro del direttivo, sarò al suo fianco e al servizio del movimento come ho sempre fatto».
Marco Tavazzi

s.bartolini

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