«A Varese per raccontare perché non essere mafiosi»

Parla la vedova del capo scorta di Giovanni Falcone, rimasto ucciso insieme al magistrato nella terribile strage di Capaci

«Sono tanti anni che vado nelle scuole italiane a testimoniare, a formare coscienze critiche e libere e a fornire valori etici, spiegando ai giovani i motivi per cui non è giusto, non è etico essere mafioso».
A parlare, con fermezza e decisione, è Tina Montinaro, moglie di Antonio, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, rimasta vedova nella strage di Capaci, quel tragico 23 maggio del 1992. Tina Montinaro sarà presente, al fianco del magistrato Ottavio D’Agostino

e del Pubblico Ministero Annalisa Palomba in una conferenza dal titolo “Per non dimenticare…il coraggio di un magistrato”, che si terrà sabato, a partire dalle 9.30 all’interno dell’Istituto Galileo Galilei di Laveno Mombello.
L’iniziativa è stata ideata e curata dal professore universitario Leonardo Salvemini che fa parte dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano.
«La reazione dei ragazzi è sempre molto positiva» prosegue la Montinaro: «Loro sono assetati di conoscere le verità, vogliono sapere come sono andate realmente le cose. La memoria è importante, ciò che per noi, in quanto vittime, è importante trasmettere e far capire ai ragazzi è l’importanza di cominciare a pensare con la propria testa, e a capire da che parte stare».
Troppo facile, però parlare di antimafia: «Tutti oggi pensano di fare antimafia, oggi è facile parlare di legalità, tanta gente ha costruito una carriera su questo, è facile riempirsi la bocca e, specialmente al Sud, i ragazzi sono stanchi di sentirsi ripetere le stesse cose… eppure noi vogliamo fare capire ai ragazzi che possono avvenire delle disgrazie in famiglia, per chi lotta per la Giustizia. Ora il 23 maggio viene studiato nei libri di storia, a scuola, ma quel giorno le vittime a casa avevano le proprie famiglie ad aspettarli».
Tina Montinaro quel giorno se lo ricorda bene, indossava un abito riccamente colorato, con i colori di un’estate che era già alle porte, a Palermo, e un paio di orecchini belli, grandi e vistosi, come piacevano a suo marito.
Ma quell’abito e quegli orecchini le parvero subito inappropriati e da allora si veste sempre in modo sobrio, senza eccessi, continuando a crescere i figli, Gaetano e Giovanni che, all’età di quattro e quasi due anni, sono rimasti improvvisamente orfani del padre.
Tina Montinaro, custodendo e trasmettendo il suo forte messaggio di legalità, nel ricordo di suo marito e di Falcone e degli altri morti nella strage di Capaci, però, non si sente una vittima: «La lotta per mantenere alta la sua memoria mi ha cambiato la vita, non penso sia stato il destino a far succedere quel che è successo, non il destino, ma determinate persone hanno voluto che fosse così, ma io non mi arrendo; hanno ucciso mio marito ma non me, io sono qui per scelta, non sono una vittima, voglio portare avanti la memoria di mio marito perché lui ha lasciato tanto, è con il suo sacrificio che ha permesso a me e ai miei figli di essere qui».
La conferenza, dalle 9.30 fino alle 13 circa, è aperta alle scuole medie inferiori e superiori e al pubblico, fino ad esaurimento posti.
All’interno dell’istituto sarà possibile, anche durante il pomeriggio (dalle 15 alle 16.30) visitare la mostra “Dimenticare mai” a cura degli studenti dell’Istituto Superiore Galileo Galilei.

Per informazioni e prenotazioni: [email protected] / 0332/66.81.22.