Tragedia del Mottarone, al processo di Verbania inizia la partita dei patteggiamenti

Ieri la quarta giornata dell'udienza preliminare. La difesa dei vertici di Leitner, l'azienda altoatesina titolare dell'impianto, punta al proscioglimento. La posizione del legale di Gabriele Tadini, l'uomo dei famosi "forchettoni"

VERBANIA – Al processo per la tragedia della funivia del Mottarone, che ieri ha vissuto la quarta giornata dell’udienza preliminare, entra in scena il tema dei “riti alternativi” ed in particolare dei patteggiamenti. Ne hanno parlato nei conciliaboli a margine dei lavori in aula i legali degli accusati, che in modalità del tutto informale hanno scambiato qualche opinione in merito anche con la Procuratrice della Repubblica Olimpia Bossi e la sostituta Laura Carera. E non causalmente il Gup Rosa Maria Fornelli ha deciso di rinviare le prossime due udienze,

già calendarizzate per il 7 e l’11 maggio, fissando la ripresa dei lavori per il 21 maggio e ha invitato le parti a presentare in quell’occasione le eventuali richieste di riti alternativi. Chi ha smentito vigorosamente le indiscrezioni che ipotizzavano l’intenzione di ricorrere al patteggiamenti è stato l’avvocato Federico Cecconi, legale dei vertici di Leitner: “sono indiscrezioni – ha detto – del tutto infondate, anzi è vero esattamente il contrario. Certamente non intendiamo definire con il patteggiamento la nostra posizione”. 

Cecconi anche ieri ha ribadito che l’azienda altoatesina ritiene “di avere argomenti in fatto e in diritto molto importanti e solidi per arrivare ad una definizione di totale estraneità ai fatti contestati”, e punta al proscioglimento in udienza preliminare per i suoi assistiti, Anton Seeber, presidente del Consiglio d’amministrazione e Martin Leitner, consigliere delegato per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio insieme a Peter Rabanser, dirigente responsabile del Customer Service, delegato per l’ambiente e la sicurezza degli impianti a fune.

Di patteggiamento ragiona con l’Agi, sia pure in via per ora solo teorica, Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini, l’uomo che ha confessato di avere inserito nell’impianto frenante della Funivia del Mottarone i famosi “forchettoni” che inibivano il funzionamento dell’impianto di emergenza. Il difensore ha sempre detto che il suo obiettivo processuale era quello di mitigare il più possibile una condanna sostanzialmente scontata per Tadini che ha ammesso fin da subito la sua responsabilità, evitando che per lui possano aprirsi le porte del carcere. Il legale lecchese tiene nel novero delle ipotesi sia il patteggiamento (“Fino a pochi giorni fa – dice – lo escludevamo. Ora mi pare di vedere una sorta di apertura della Procura, anche se non ancora chiara”) che il giudizio abbreviato.
Non è difficile immaginare che le quattro settimane fino alla prossima udienza saranno caratterizzate da un fitto lavorio “diplomatico” tra le parti.

(Fonte: AGI)